lunedì 28 novembre 2016

Imparare a leggere le notizie | 28 Novembre 2016 |

Sta suscitando scalpore la notizia di un “pastore evangelico” arrestato per spaccio di droga nella zona di Padova. E sui “social” già si sta scatenando la solita “onda emotiva” al grido di “lo dicevo io che gli evangelici sono...” e qui potrete aggiungere ciò che più vi aggrada (setta, millantatori, estorsori, profittatori, ecc.).

Ma le cose stanno davvero così? Possiamo da casa sapere cosa sia accaduto? Di certo no, ma possiamo comunque imparare a leggere le notizie e “come” ci vengono propinate dai “media”.

Basta fare una rapida ricerca in rete, e si scopre che la notizia è riportata da quasi tutti nella forma data dall'agenzia di stampa ANSA. Unica testata on-line che “varia” la notizia ANSA ed aggiunge particolari sono LA NUOVA GAZZETTA DI VENEZIA E MESTRE e il sito MIRA AZZURRA.

Leggiamo, allora queste due informazioni per vedere se riusciamo a capire un po' meglio cosa sia accaduto, stando comodamente rilassati davanti al nostro computer (ho omesso alcune parti per brevità ed evidenziato altre che ci possono aiutare a comprendere).
  (ANSA) - PADOVA, 19 NOV - Un nigeriano di 36 anni, Oghens Obahor, fantomatico 'pastore evangelico' e già noto alle forze dell'ordine, è stato tratto in arresto dai carabinieri di Dolo (Venezia) con l'accusa di spaccio di stupefacenti, specie cocaina. (…) Nel corso di una perquisizione domiciliare sono state trovate alcune dosi di cocaina, un bilancino e 1.400 euro. Pare che usufruisse, assieme alla famiglia, nonostante le condizioni molto agiate di vita, anche di aiuti da parte di una organizzazione caritatevole.
Per prima cosa, notiamo che il comunicato ANSA non parla di un “pastore evangelico”, ma di un “fantomatico pastore evangelico”: questa è la definizione che la Treccani da della parola “fantomatico”:
 fantomatico: agg. [dal fr. fantomatique, der. di fantôme «fantasma»] (pl. m. -ci). – Spettrale; irreale: un esercito f., che non si vede, che non si sa quando e dove agisca; un f. avversario, un f. ladro, irreperibile, inafferrabile (per cui si potrebbe persino dubitare della sua esistenza). 
Già ci troviamo in presenza non di un pastore, ma di un pastore “fantasma” o “irreale”, di qualcuno che, in breve, sta usando un titolo non avendone diritto . Sappiamo tra l'altro che le forze dell'ordine già lo conoscono, che è ricco, ma che percepisce aiuti da una non meglio precisata organizzazione caritatevole. Leggiamo ora la notiza sulla NUOVA GAZZETTA:
(LA NUOVA GAZZETTA DI VENEZIA E MESTRE) DOLO, 19 NOV. Venerdì sera i carabinieri della tenenza di Dolo hanno arrestato a Padova un trentaseienne nigeriano, Obahor Oghens, nullafacente, pregiudicato e residente nella città del Santo (...) Qui Oghens, che risulta essere un pastore evangelico, incontrava i clienti per le cessioni. (…) Stando alle informazioni raccolte dai carabinieri, il nigeriano, pur nullafacente, viveva in condizioni molto agiate e usufruiva, ciò nonostante, assieme alla famiglia degli aiuti della Caritas. L'uomo è stato trattenuto in camera di sicurezza in attesa del processo per direttissima.(...) 
Da qui apprendiamo un po' di più del sedicente pastore, ovvero che non fa nulla, che non solo è conosciuto dalla polizia ma che anche già stato preso dalla polizia e condannato dalla legge. Sappiamo anche che la non meglio indicata organizzazione caritatevole altri non è che la cattolicissima Caritas. Leggiamo infine il sito MIRA AZZURRA:
(MIRA AZZURRA) DOLO, 19 Nov. – Pastore evangelico e aiutato dalla Caritas di giorno, spacciatore di droga alla notte, specializzato nello smercio di cocaina. Ovvero Oghens Obahor, 36enne nigeriano dai due volti, che in Italia ha sempre condotto una vita molto agiata. A parte l’attività di pastore evangelico e di pusher, una volta giunto nel territorio italiano non ha mai avuto un vero lavoro. Nel 2000, mentre si trovava in Italia da clandestino, era già stato arrestato a Rubano (Pd) dai carabinieri di Monselice (Pd).(...) Già allora non si faceva mancare nulla e viaggiava alla guida di una costosa decapottabile Mercedes Clk. Una volta uscito dal carcere ha subito ripreso la sua attività di spacciatore. Una occupazione che non ha mai smesso. (...)
Da qui apprendiamo che è arrivato in Italia come clandestino nel 2000, non ha mai lavorato , è già stato arrestato dai Carabinieri e aveva una Mercedes CLK.

Ricapitoliamo: ci troviamo di fronte ad un clandestino che (oltre che spaccia) si spaccia pastore evangelico ma è nullafacente, che è già stato condannato, che è ricco ma si fa aiutare dalla Caritas cattolica. In pratica, di fronte a qualcuno che si "millanta" pastore evangelico probabilmente proprio per coprire i suoi traffici e giustificare riunioni con "sedicenti" fedeli che altri non sono che suoi complici.
La storia, se non puzza di “bufala”, è solo perché il nigeriano è stato realmente arrestato. Conosco il mondo evangelico da quasi trenta anni, e anche ammettendo che ci sono realtà “bizzarre” all'interno di esso, ancora non ho visto una chiesa con:
  • a capo un pastore che è stato in carcere,
  • entrato in Italia come clandestino,
  • che non fa nulla,
  • che è ricco,
  • che gira con una Mercedes CLK
  • e che prende pure aiuti dalla chiesa cattolica.
Non dico sia impossibile... ma la puzza di “bufala mediatica”, beh, è davvero forte, eh?
Conclusione #1: sappiate leggere le notizie, e se c'è qualcosa che non vi “quadra”, andate un po' più a fondo. Anche senza spostarvi dalla vostra poltrona, davanti al pc. Siate “curiosi”.
Conclusione #2: i media nazionali non perdono occasione per gettare discredito e mettere “etichette” su ciò che non è “maistream”, né è parte dell'assetto nazionale per come lo vedono, immutabile nei secoli, gli editori e gli organi di stampa. In questo caso è toccato agli “evangelici”.
Conclusione #3: anche tra gli evangelici, come pure tra i cattolici, è possibile ci siano “mele marce”. Siamo in un mondo caduto.
Buona lettura... e “che la curiosità sia con voi”!
Marco
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domenica 27 novembre 2016

L’agiografia universale per un dittatore | 27 Novembre 2016 |


Come nelle migliori occasioni, la morte di Castro ha scatenato l’intero mondo mediatico (dai social alla carta stampata, passando per TV e siti web) in una pomposa “agiografia” (dal greco “agios” = santi e “graphos” = scrivere, ovvero narrare la storia dei santi), illustrando la gravissima perdita per l’umanità provocata dalla sua dipartita.
So che sarò impopolare, ma, da credente, non mi sento di partecipare al banchetto agiografico del mondo. E’ morta una persona che ha liberato il suo paese da una dittatura moderna e spietata, ma condannandolo all' isolamento dal resto del mondo e facendolo piombare pian piano in un medioevo moderno (quanti nei viaggi a Cuba non hanno perso l’occasione per farsi foto accanto ai “macinini” d’epoca, le macchine americane degli anni cinquanta che giravano per le vie di Avana?).
Mugabe... e la sua divisa
Una persona che ha condannato il suo popolo ad una povertà così nera dove il sesso con gli stranieri era l’industria tra le più fiorenti dell’isola.
Una persona che aveva si ideali, ma non rispettava quelli degli altri, imprigionando e torturando i suoi avversari.
Una persona che era fieramente atea (posizione rispettabile) ma intollerante a qualsiasi apertura ad altro che non fosse la sua fede in Marx, e per questo ha perseguitato in modo sistematico i cristiani, salvo aprire al Vaticano a fronte di prestiti dallo Ior.
Sinceramente, non ho motivo di essere più triste per la morte di questa persona che per quella di ogni altro dittatore, magari meno simpatico e meno "alla moda". Nessun sito, nessun social, nessun giornale penso si sperticherà nella medesima corsa agiografica quando morirà, ad esempio, Robert Mugabe, dittatore dello Zimbabwe più o meno dello stesso millesimo di Fidel. 
Eppure, anche Mugabe ha liberato il suo paese, la Rhodesia, dove la dittatura feroce era quella dei bianchi sui neri. Anche lui aveva ideali, e voleva trasformare il suo popolo in una “casa di pietra” (da cui il nome dell’ex Rhodesia, ora Zimbabwe, ovvero “case di pietra”). Anche lui ha fatto precipitare il suo popolo in un medioevo moderno, distruggendo infrastrutture ed economia. Anche lui ha torturato ed ucciso i suoi oppositori, e perseguitato i cristiani. Quando questo accadrà (e qui sono facile profeta, in quanto la venerazione di Fidel era cominciata ben prima della sua morte), quale sarà la differenza che spingerà i media e i social verso questa palese disparità di trattamento mediatico?



Fidel, la sua barba, il suo sigaro... e la sua divisa

La differenza di Fidel sta forse nella sua barba improbabile, o nel sigaro cubano, o nelle storie della guerriglia con il Che...non so. Fatto sta che Castro era un dittatore “palatabile” a noi occidentali, Mugabe no. E’ morto un dittatore: uno dei tanti. Particolarmente feroce verso i miei fratelli e le mie sorelle in Cristo. A lui la mia pietà da credente, augurandomi si sia pentito di ciò che ha fatto in vita e possa presentarsi “leggero” davanti a Dio. Non altro.

Marco
(Qui sotto alcuni approfondimenti per non dimenticare chi sia l personaggio che è morto)
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martedì 8 novembre 2016

Ciao Zimbabwe: la struggente lettera di chiusura dell'opera in Africa della famiglia Longo | 8 Novembre 2016 |

Stamattina ho ricevuto, come al solito, la lettera quadrimestrale dei nostri missionari in Zimbabwe, Giuseppe ed Annarita assieme ai figli Emmanuele, Desirée e Davide.

Normalmente, quando mi arriva questa lettera, il mio cuore si riempie di gioia, sapendo che loro sono là per essere la nostra "mano tesa", i nostri testimoni. Che rendono possibile ciò che ad una piccola comunità come la nostra sarebbe impossibile senza di loro, l'adempiere il mandato che Gesù, lasciando questa terra, ci ha consegnato : " e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra" (Atti 1:8b).

Ma stamane  la gioia si è miscelata ad una emozione differente che non riesco a descrivere a parole. Ci proverò.

C'è la gioia di sapere che Dio ha operato attraverso i Longo in Zimbabwe per lunghi anni,  la tristezza di sapere che un ciclo finisce, la gratitudine a Dio perché siamo stati parte di quell'avventura, la nostalgia per le persone stupende incontrate e per un paese meraviglioso dove per poco siamo stati anche noi...

E, guardando le foto di noi in quella terra, martoriata ma benedetta, più di una lacrima è scesa...

Ogni mia parola, comunque, sarebbe superflua: ecco la stupenda lettera di Giuseppe ed Annarita...

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Carissimi,

queste parole del profeta Samuele confermano la presenza e la cura costante del Signore durante questi sei anni del nostro servizio missionario in Zimbabwe. In questi anni abbiamo dato tanto con l’aiuto di Dio e abbiamo altresì ricevuto arricchimento culturale, spirituale e personale. Non sembra vero, ma siamo giunti alla fine di questo capitolo della nostra vita e abbiamo compreso che è il momento di levare le tende per spostarci in un altro luogo che Dio ci indicherà. 


Diversi motivi ci hanno portato a questa conclusione:


- la situazione politica ed economica del paese è al limite. In poche 
settimane verranno introdotti i ‘Bond Notes’ che sostituiranno i dollari americani. La gente ha già sperimentato questo nel 2008, in cui la nazione ha subito un tracollo finanziario con un’iperinflazione di oltre il 1000%;

- la siccità è talmente grave che a Novembre hanno iniziato a tagliare l’acqua per 72 ore a settimana. Molti animali stanno morendo e il terreno non riesce a produrre nessun raccolto. Potete immaginare le conseguenze;


- inaspettatamente, per motivi burocratici, il College (TCZ), dove studiavo, è stato costretto a sospendere i corsi. Per il momento la situazione è bloccata e non è facile ricevere il nostro visto da studente:


- le donazioni da circa 2 anni sono calate.


Vogliamo ringraziare Dio per averci protetti fin qui anche a livello sanitario dove tutto è precario e dove si muore anche solo per essere diabetici. 


Ringraziamo tutti coloro che in questi anni hanno contribuito a sostenerci sotto vari aspetti. Abbiamo apprezzato anche il coraggio di chi ha deciso di venire fin qui per collaborare con noi per l’Opera di Dio in Zimbabwe come: Alessandra, Bernardino, Fabio, Stefania C., Linda, Marco, Janet, Amy, Matteo, Benjamin, Stefania T., Tereze, Iacopo e Daiana. È stato importante la loro presenza e la possibilità di aver potuto condividere con loro le nostre gioie, paure e sfide.


A fine Novembre rientreremo in Italia e lasceremo, a malincuore, questa straordinaria terra e popolazione. Nel 2017 visiteremo alcune chiese che ci hanno espresso il desiderio di conoscere quanto Dio ha fatto in questi anni. Nel frattempo siamo in preghiera per comprendere quali sono i passi da intraprendere per il prossimo futuro. 

A presto con affetto


Giuseppe & Annarita Longo e famiglia


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La strategia della nostra chiesa non è quella di investire sui progetti, ma sulle persone: per questo abbiamo deciso di continuare a sostenere la famiglia Longo anche dopo il loro rientro in Italia, fin tanto che il Signore non mostri loro il prossimo traguardo.


A loro, a Giuseppe, ad Annarita, a Emmanuele, a Desirée, a Davide, va tutta la nostra ammirazione, il rispetto, e l'amore in Cristo.



Marco



(QUI potrete scaricare la lettera originale dei Longo)


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