sabato 6 aprile 2019

Pomeriggio Cinque... ovvero “non so chi sono e in chi credo” | 6 Aprile 2019 |

E ci siamo di nuovo. Qualche giorno fa, per l'ennesima volta, un programma di largo ascolto delle reti Mediaset ha mandato in onda una "intervista" ad un pastore di una chiesa evangelica di Massa Carrara e a sua moglie.

Il motivo dell'intervista era contestare dei fatti "gravissimi" perpetrati dalla coppia; tipo, aver accettato un'auto in dono da una credente della chiesa, aver pregato sulla pancia di una ragazza incita perché il figlio nascesse senza malformazioni, e così via, di amenità in amenità!

Il teatrino era stato poi condito con la denuncia "anonima" di chi aveva scritto alla conduttrice Barbara D'Urso fatta a mo di intervista "in controluce" per non rivelare l'identità che denunciava, salvo apparire evidente che chi si faceva intervistare era un'attrice.

Il tutto condito (come nella migliore tradizione Mediaset) da musiche horror, sottopancia con scritte tipo "sedicente santone... organizzerebbe "messe". Addirittura l'inviata raccontava che (SCANDALO!) il "santone" osava organizzare dei battesimi in mare!

C'è una sottile strategia alla base di tutti gli attacchi mediatici da parte di Mediaset contro le chiese evangeliche in Italia? Negli ultimi quattro mesi, sia Le Iene, sia Striscia la Notizia, e ora anche Pomeriggio Cinque, hanno "confezionato" dei servizi nella maniera più aggressiva e tendenziosa possibile contro gli evangelici. Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».

Siamo davvero così pericolosi??? Probabilmente... anzi sicuramente LO SIAMO, perché non vogliamo piegarci al "politicamente corretto", ovvero dire quello che gli altri si aspettano che noi diciamo circa il sesso, la famiglia, l'accoglienza, la fede.

Cosa dovremmo fare? Tacere? Indignarci? Denunciare? Vi propongo, attraverso la lettera che ho inviato a Barbara D'Urso, una terza opzione: pregare per lei e per quelli come lei: "Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano." (Matteo 5:44)

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 Cara  Barbara D'Urso,   

  mi ha molto colpito il servizio che hai mandato in onda su Pomeriggio 5 qualche giorno fa circa il “pastore e la pastora” di Massa Carrara che circonverrebbero le persone facendosi regalare auto lussuose. 

  Anche io, al pari di quell'uomo che è stato accusato di utilizzare Dio per i propri bassi interessi personali, sono un “pastore”, ovvero faccio parte di quella minutissima schiera di gente che passa la vita a servire quel minutissimo 1% di persone in Italia che credono in Cristo ma non sono cattoliche come te.  

  Facendone parte, posso ammettere che, spesso, ci facciamo “male da soli”, credendo di vivere in una nazione dove ognuno viene rispettato per chi è e non per il gruppo etnico, sociale o religioso di cui fa parte; è cosi solo se sei parte di un gruppo etnico, sociale o religioso che “va di moda”. Bisogna essere “gender fluid”,  “politically correct” e quant’altra parola inglese  definisca una cosa che va bene per questo momento storico per ottenere quel rispetto. I tuoi programmi ne sono pieni Barbara e, intendi, fai bene il tuo mestiere, perché è quello che richiede l'audience. 

  Crediamo che saremo in grado di spiegare il perché spesso lasciamo tutto (lavoro, ricchezza, vita agiata) per seguire le persone che vengono da noi in cerca delle risposte che non trovano nel mondo; così come ha fatto Paolo, il pastore che hai avuto in trasmissione, la cui colpa è quella di aver accettato (forse ingenuamente) di ricevere un’auto che gli veniva offerta (perché non ne aveva una).

  Ed essendo abituati a rispettare gli altri, non urliamo sulle parole di chi ci accusa, non ci “wannamarchizziamo”, non urliamo nel microfono per non far ascoltare nulla di quello che dice l'altro, ma attendiamo il nostro turno, sopportiamo pure le “faccine strane” e gli occhi strabuzzati quando, ad esempio, la nostra intervistatrice ci chiama  “il pastore e la pastora” (la foto del post ne è un’esempio).

   Attendiamo, sicuri che ci daranno la possibilità di spiegare e di spiegarci. E sbagliamo. 

   Non sono tanto  le accuse verso il pastore Paolo a colpirmi,  ma la tua affermazioni circa il “parlare con Dio”, dove tu in sostanza dici  di non  avere familiarità con Gesù... seppure sei andata a Medjugorje in cerca di spiritualità. 

  Mi spiace davvero per te perché,  vedi , per avere familiarità con Gesù, bisogna pregare: stare con Lui, guardarlo, ascoltare la sua Parola, cercare di praticarla, parlare con Lui... una preghiera che si fa anche di strada.   

  Forse stai pensando, Barbara, che anche io sono  un “invasato” al pari del mio “collega” di Massa. Eppure dovresti conoscere quello che dico! 

  Dovresti. Essendo cattolica sarebbe un tuo obbligo: in quanto, la frase che hai letto sopra, quella scritta in corsivo, non sono stato io a pronunciarla, ma colui che, in un articolo di qualche tempo fa,  hai detto sogni di intervistare: sono, appunto, le parole del tuo Papa. 

  Vedi Barbara, tu sei cattolica, vai in pellegrinaggio a  Medjugorje, ma fai il tifo per la coppia omosex (che il Papa disapprova). Non parli con Gesù (parole tue, eh!) ma il Papa ti dice dovresti. Non preghi costantemente (sempre parole tu, eh!) ma il Papa dice che dovresti farlo anche in strada. 

  Cara Barbara, posso dirti che, come pastore,  ti voglio bene; così come lo voglio a quelle persone che arrivano nella mia chiesa disperate perché non sanno chi sono realmente, non sanno a chi o a cosa credere. Tu credi di aver capito, ma in realtà... chi segui, realmente?   

  Il pastore che hai distrutto in TV, sua moglie, io... noi sappiamo in chi credere e chi seguire...   

  E tu? 

  Prego che quel Gesù,  che persino il tuo Papa ti chiede di ascoltare, ti parli... e che tu lo possa sentire! 

Marco Delle Monache

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