mercoledì 7 dicembre 2011

Tra simboli e impegno: cos'è Natale per chi crede. | 7 Dicembre 2011 |


Gran parte del mondo occidentale per un motivo per l'altro, festeggerà tra poco il Natale. C'è chi vede questa festa come il “compleanno del nostro Signore Gesù”, c'è chi vi trova una ennesima opportunità di fare baldoria e qualche giorno di ferie in più.

Sia gli uni sia gli altri, comunque, sarannoi accomunati nelle prossime settimane da due attività principali: comperare regali e comporre presepi, addobbi e alberi di Natale.

Anche noi credenti siamo spesso tra di loro (... scagli la prima pietra chi non ha mai avuto neppure un minuscolo addobbo natalizio in casa...) ma... dovremmo? Quali segni stiamo scegliendo per il nostro Natale? E, maggiormente “dovremmo festeggiare anche noi?” Quali sono i legami tra la fede in Gesù e il Natale? E come credenti, quale dev'essere il nostro rapporto con una festa che tutto il mondo occidentale vede come la “festa dell'anno”?

Cos'è il N
atale?

Il Natale, per definizione, festeggia la nascita di Gesù il 25 dicembre. In realtà nessuno conosce l'esatta data, e per di più il racconto che ne fa Luca suggerisse che non fosse inverno, in quando i pastori piuttosto che far dormire le greggi all'aperto le riparano negli ovili.

“In quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore.” (Luca 2:8-9)

In realtà la data del 25 dicembre fu scelta nel 350 AD dal papa Giulio 1° nell'intento di “cristianizzare” la festività pagana dei “Saturnalia” (in onore del dio Saturno), nella quale era in uso addobbare i luoghi pubblici con fiori e di scambiarsi doni e candele.

Culti simili erano presenti anche nel Nord Europa: in Scandinavia ad esempio veniva bruciato il “Yul”, un ceppo tagliato dal capo famiglia. Le popolazioni celtiche delle isole britanniche usavano addobbare le abitazioni e gli altari con piante sempreverdi come il vischio e l' agrifoglio, simboli di fertilità, e nominare in ogni villaggio un “re” per 12 giorni prima del solstizio, il quale poteva avere rapporti con tutte le donne del villaggio (da qui l'avvento).

È significativo che l'ingresso del Natale fra le feste “cristiane” coincida con l'editto con il quale Costantino “elevava” (per così dire!) il cristianesimo a religione di Stato.

Nessuno nei secoli a venire sembrò, nell'ambito cristiano, sostanzialmente dissentire su tale trasformazione di una pagana, sino a quando un gruppo di credenti inglesi conosciuti come i Puritani, vi si oppose fermamente (era il 1562), e nel 1644 un atto del Parlamento britannico ne vietò ufficialmente la sua celebrazione. Tale decisione ebbe comunque breve durata in quanto l'Inghilterra ritorno ben presto festeggiare il Natale, mentre la Scozia rimase per qualche tempo fedele alle indicazioni dei Puritani.

Il nucleo di credenti che sbarcarono sulle coste americane con la Mayflower, essendo anch'essi Puritani, trasmisero il loro disgusto per il Natale anche nel nuovo continente. Difatti, quando pensiamo agli Stati Uniti come uno dei luoghi dove è maggiormente sentito, dobbiamo anche sapere che sino al 1870 il 25 dicembre era un normale giorno lavorativo, le banche ed i negozi erano normalmente aperti, e persino il Congresso si riuniva regolarmente!

Ma il desiderio di “vacanze” sorto dopo la rivoluzione americana fece sì che la gente iniziasse a vedere il Natale come un'ottima scusa per aggiungere qualche giorno di ferie in più in un anno trascorso quasi interamente al lavoro.

  • Babbo Natale

In origine, quello che per noi è Babbo Natale (per gli americani Santa Claus), era un vescovo turco di nome Nicola (da qui la deformazione da San Nikolaus a Santa Claus), sul cui conto si narravano storie di come facesse buone azioni, soprattutto verso i bambini, e che veniva ritratto come un omone serio e barbuto.

In Olanda i bimbi attendevano che, durante le notti di dicembre, “Sinter Klaas” portasse dei dolci attraverso la cappa del camino, e per questo lasciavano fuori della porta del fieno per il suo cavallo. Tali storie furono “esportate” dai coloni olandesi in America.

Solo alla fine del 1800 lo scrittore Clement Clark Moore compose una poesia intitolata “Notte di Natale” nella quale appariva un Santa Claus vestito di rosso che, accompagnato da renne volanti, portava i regali ai bambini. Ma Babbo Natale, così come lo conosciamo noi adesso, non era ancora nato. Infatti, il Babbo Natale di Moore, era sì vestito di rosso, era sì con la barba, ma era “magro”!

Nel 1930 la Coca-Cola stava cercando un'immagine rassicurante per poter vendere la sua nota bevanda nel periodo natalizio; fu proposto di adottare la figura di Babbo Natale/Santa Claus, e uomini vestiti così furono posti all'uscita dei grandi magazzini. Ma dopo qualche giorno fu notato che le vendite non erano affatto aumentate; fu allora che si decise di far diventare Babbo Natale un allegro ciccione... e le vendite, come per incanto, decollarono! Era nato Babbo Natale così come lo conosciamo adesso!

  • L'Albero di Natale

Era usanza nelle popolazioni del Nord Europa di festeggiare il solstizio d'inverno, ovvero il giorno più corto dell'anno e conseguentemente il ritorno della luce, addobbando gli alberi con fiocchi e nastri colorati e, talvolta, con lucerne. In origine qualsiasi albero poteva essere addobbato, ma è chiaro che, essendo la stragrande maggioranza dei boschi nordici composti da abeti, l'albero più facile da “reperire” fosse proprio uno di questi. Anche qui l'emigrazione verso l'America trasmise un'usanza pagana che fu “inglobata” nella festività cristiana più vicina ad essa.

  • Il presepe

Una delle poche tradizioni italiane “sopravvissute” all'americanizzazione del Natale è il presepe, così sentita da meritare persino di essere l'elemento chiave di una delle più belle commedie di Eduardo.

Quasi tutti sanno che fu Francesco d'Assisi ad “inaugurare” la tradizione del presepe vivente nel 1223 a Greccio; tuttavia ciò fu anche stavolta un tentativo di “cristianizzare” le rappresentazioni della nascita di Gesù che nell'immaginario popolare si erano andate via via discostando dal racconto dei Vangeli.

Tra l'altro, l'iconografia classica del presepe, quella con il bue e l'asinello, è frutto di una contaminazione del racconto originale fatto da Luca, nel quale l'unico riferimento luogo di nascita alla mangiatoia (“presepe” difatti significa mangiatoia); infatti alcuni Vangeli apocrifi parlano di una stalla, del bue e dell'asino che scaldavano con il loro fiato il bambino.

“Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: "Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere". Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. (Luca 2:15-18)

Quale mamma, secondo voi, vorrebbe la propria creatura appena nata accanto delle bestie che di per sé non brillano per la loro igiene, circondati da nugoli di mosche?

  • La cometa e i tre Magi

A parte il fatto che la coda della cometa va in direzione opposta al suo movimento, il tempo che essa impiega attraverso i cieli è senz'altro inferiore a quello che avrebbero impiegato di “sapienti “per arrivare dalla Persia (l'attuale Iraq).

Cosa videro dunque? Una teoria vorrebbe che i “sapienti” fossero degli astronomi, ed avessero visto la “congiunzione” tra Saturno (pianeta con cui gli astrologi indicavano Israele) e Giove (l'astro delle divinità), avvenuta verso oriente rispetto al loro angolo di osservazione e vicino all'orizzonte.

Comunque sia, il racconto di Matteo 2:9-11, indica che arrivarono “a casa di Maria e Giuseppe, quando probabilmente Gesù inizia a dire le prime incerte parole:

“Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.” (Matteo 2:9-11)

Ed è anche improbabile che fossero solo tre; non sarebbe stato molto “saggio" che tre soli uomini recassero doni di così alto valore con il rischio di essere depredati lungo il tragitto. I primi padri della Chiesa (come Agostino, ad esempio) indicavano il loro numero in una dozzina.

  • Quale Natale per i credenti?

Come abbiamo visto il Natale è una sovrapposizione di realtà cristiane a miti pagani. Non c'è dunque ragione per festeggiare il Natale per coloro che credono in Cristo?

La risposta è "no"...se...

No, se con il Natale vogliamo festeggiare colui che dovremmo festeggiare TUTTO l'anno, e non un giorno soltanto.

No, se nel Natale vogliamo vedere qualcosa che ci faccia sentire "più vicini" a colui che abbiamo vicino ogni giorno, se abbiamo creduto in Lui.

No, se i nostri auguri di pace sono attinti dai manuali delle banalità che abbondano durante questi giorni che vengono.

Qual è dunque il giusto atteggiamento che dobbiamo avere come credenti? Dobbiamo “rigettare” tutti i simboli del Natale e la festa stessa, come fecero i puritani, demolendo gli idoli e le sovrapposizioni pagane che nei secoli hanno confuso ciò che è vero e ciò che non lo è?

Paolo ci da una chiara indicazione di come , dinanzi ad un idolo pagano, il credente accorto debba comportarsi:

Mentre Paolo aspettava ad Atene, fu profondamente indignato nel vedere la città piena d'idoli. ... Allora Paolo, in piedi, in mezzo all'Areopàgo, comincio:"Ateniesi, ho visto che siete molto religiosi.Infatti, passeggiando per la vostra città, ho notato i vostri altari e ne ho trovato uno con questa iscrizione: "Al Dio sconosciuto". Voi adorate Dio, senza sapere chi sia; ebbene, io sono venuto per presentarvelo! È Dio che ha creato il mondo e tutto quello che contiene. Siccome egli è il Signore del cielo e della terra, non può abitare in templi fatti dalla mano dell'uomo, né è servito dalle mani degli uomini, come se avesse bisogno di qualcosa, perché è lui che dà vita e respiro ad ogni cosa.... È vero, e per questo non dobbiamo immaginare Dio come un idolo fatto dall'uomo con oro, argento, o pietra, o simile a qualche bella scultura artistica. Nei tempi passati Dio ha sopportato l'ignoranza dell'uomo per quanto riguarda queste cose, ma ora chiama tutti, e dovunque si trovino, a pentirsi e a convertirsi. Egli infatti ha fissato un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia. Lo farà per mezzo di un uomo, che egli ha eletto per questo scopo, e lo ha dimostrato a tutti facendolo risorgere dalla morte!" (Atti 17:16-31 PV)

Ecco come, secondo Paolo, si comporta il credente che è testimone della Verità di Cristo: non demolisce a martellate l'idolo, non insulta chi crede in esso, non offende chi gli si accosta. Ma sfrutta l'idolo per portare quanto più frutto a Cristo. D'altronde egli ha anche detto:

"Quando sono tra gli Ebrei, vivo anch'io da Ebreo, così che io li possa condurre a Cristo. Con quelli che sono sotto la legge, vivo come uno di loro (benché io stesso non sia sottoposto alla legge ebraica), perché il mio scopo è quello di condurre a Cristo quelli che sono sotto la legge. Quando mi trovo con i pagani mi adatto alla loro cultura (facendo, pero, sempre cio che è giusto per chi dipende da Cristo). E così, diventando come uno di loro, posso riuscire a portarli al Signore.Quando sono con i deboli, per condurli a Cristo, mi adeguo alla loro debolezza. Cerco di adattarmi ad ogni tipo di persona, pur di portarne alcuni alla salvezza. Tutto questo lo faccio per il vangelo e per ricevere anch'io con gli altri i suoi benefici.Sacrificarsi per vincere." (1 Corinzi 9:20-23 PV)

Personalmente, penso che non sia la festa a rendere santo l'uomo ma che l'uomo possa "santificare", o, in altri termini, renderla “differente” da ciò per cui ènata. Paolo chiama questo "sacrificarsi per vincere".

Il Natale, come abbiamo visto, non è nato per onorare la nascita di Gesù, e non c'è segno nelle Scritture che indichi ai credenti di celebrare una simile ricorrenza. Ma ti chiedo: vuoi "vincere" altri a Cristo? Sfrutta l'idolo, e trasmetti la lieta novella di Gesù che è venuto realmente nel mondo a coloro che festeggiano quella venuta senza neppure saperne il perché.

Il Natale è forse l'unico periodo in cui il mondo si ricorda dell'evento che ha mutato la storia dei popoli; ciò che possiamo (e dobbiamo) fare, è rendere testimonianza a colui che venendo ha “santificato” coloro che credono in Lui.

“Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” (Matteo 5:14-16)

Facciamo delle nostre feste di Natale un motivo per “rendere visibile” ciò che è invisibile al mondo, il regno della gloria di Gesù Cristo; parliamo, testimoniamo, incoraggiamo, amiamo coloro con cui avremo contatto, senza abbattere il loro idolo, ma prendendo slancio da esso.

"Sacrificarsi per vincere" dice Paolo; sarebbe molto più semplice festeggiare, e basta. Oppure rigettare la festa, e basta. Ma Cristo chiede una vita di testimonianza. E testimoniare, talvolta...spesso... SEMPRE, richiede sacrificio!

Godiamo il nostro VERO Natale (quello quotidiano del vivere alla presenza del Figlio tramite lo Spirito Santo); ma esortiamo chi non crede ancora a accettare e a ricordare Gesùi non solo adesso, ma durante tutto l'anno, ad essere gioiosi tutto l'anno perché

“Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.” (Romani 8:1-2)

Pensiamo ad essere generosi tutto l'anno perché lui ha dato la vita perché noi fossimo salvati.

“perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce - poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità “(Efesini 5:8-9)

Allora, tra tanti “segni” errati, qual è quello che deve contraddistinguere il nostro Natale? Il vero simbolo, il solo simbolo che può dare gloria a colui che è venuto è la sua luce che risplende in noi.

Possa essere il nostro un “santo” Natale: un Natale diverso e separato, per l'amore che Cristo Gesù ha avuto in noi, e che vuole dare anche agli altri. Possa essere un Natale in cui il nostro sacrificio di testimoniare vinca un altro a Cristo.

Marco
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