domenica 23 luglio 2023

Un filo di nebbia - Il ricordo per una amica

Che strana la vita! Pensiamo a tante cose da fare, troppe, e non riusciamo a mettere in prospettiva quali siano quelle che valgono veramente! E quando te ne accorgi, ecco, è già tropo tardi!

Ma non è strana la vita di suo. Siamo noi che la rendiamo così. Quando? Quando non applichiamo ciò per cui siamo stati creati. Quando ci dimentichiamo di farlo. Quando ci rifiutiamo di farlo. Quando le nostre priorità non combaciano con quelle per cui siamo stati creati.

E te ne accorgi solo quando è troppo tardi... come è successo a me, in questi tempi. Quando perdi un'amicizia amata, una sorella in Cristo, qualcuno con cui hai costruito cose assieme... e poi... puff! ti sei scordato di nutrire quella fiamma viva che ti legava a lei... ed ora è spenta, per sempre.

Forse non sarà il post più incoraggiante abbia mai scritto tuttavia è uno dei più veri... perché mi brucia sulla pelle e nell'anima... e non riesco a trovare conforto... se non in quello ultimo, di dove saremo entrambi, io e Ale.

Quello che condivido è l'elogio funebre che ho fatto ieri per Alessandra..e Dio sa quanto non avrei voluto farlo... Ma lo dovevo a lei, e a me stesso come segno sulla via, per ritornare a pensare biblicamente, mettere in prospettiva la vita, scegliere le priorità non su ciò che mi piace, ma su ciò che il Signore mi chiede.

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Permettetemi di iniziare con una notazione di voi che siete qui presenti: quasi nessuno porta occhiali scuri. Bravi! Perché è giusto che le lacrime si vedano. C'è un tempo in cui è giusto fare cordoglio, piangere con chi piange, non cercare risposte, perché oggi non è il momento delle parole.

Ho conosciuto Alessandra circa trenta anni fa, sulle sponde del lago di Vico, proprio nel giorno in cui si battezzava, e confessava candidamente che, prima di credere, pensava Gesù fosse un alieno sceso da una navicella spaziale.

Abbiamo fatto parte per anni della medesima chiesa, lavorato e pregato assieme, trascorso tempo assieme a lei e al suo sposo Innocenzo, nutrendo l’un l’altra non solo la nostra comune fede, ma anche la nostra amicizia fatta di pranzi, cene e una quantità indescrivibile di risate.

Poi la vita cambia, la vita ci cambia, ci si perde un po’ di vista e, per mia colpa soprattutto, troppo preso a fare il pastore in una chiesa, per dieci lunghi anni non ci siamo più visti… fino a una sera di poco più di un mese fa…

In quella sera Marvin (l'amico che ci ospitava) aveva paragonato il rincontrarci, noi sei amici, come una "pantofola comoda"; qualcosa di usato, magari si vecchio, ma che quando te lo metti su, capisci quanto sia piacevole starci dentro. 

Alessandra è così: è una "pantofola comoda", perché la conosci, e sai quanto sia piacevole starci assieme

Ed è per questo che, quando ho saputo, ho scritto per lei questa riflessione che oggi condivido con voi, modificando qualche parola, perché dall’epoca Alessandra ha compiuto il grande passo ed è entrata dove il tempo e gli eventi non hanno più valore.

Si intitola “Un filo di nebbia”

§ § § 

"Ciao ... è stata una serata stupenda ... Adesso non facciamo che ci vogliono altri dieci anni per incontrarci!" "No, no, te lo prometto, Alessandra ... Recuperiamo!" "Ma perché mi da ancora baci! Già ci siamo salutati, Marco!" "Davvero? Ah, beh ... sto recuperando anche quelli che non ti ho dato durante questi dieci anni che non ci siamo visti!" 

Ti ho lasciata così, quella sera di appena un mese fa ... Poi un messaggio vocale sul telefono di mia moglie, dall'amica che aveva ospitato il nostro rincontrarci: "Sta male ... ricoverata ... Pregate ..." 

Le ore portano una sentenza: emorragia cerebrale massiva ... E sei stata lì, per lunghi giorni ... lottando… come in tutta la tua vita hai fatto ... Lottando per avere un figlio, e poi un’adozione, e poi un’altra. Per una famiglia, per una chiesa dove crescere e far crescere i figli, per un futuro tuo e di chi ami…

E ora, che la lotta si è dissolta, che tu stai “di là”, che tutto è compiuto per noi, ma che tutto è iniziato per te, mi scopro nudo, mancante, finito, insufficiente, inadatto ... e qualsiasi altro attributo possa esprimere la mia follia di non averti vista per troppo tempo, di non aver costruito assieme momenti, ricordi, foto, risate,  cene … Pensando di "aver tempo". Pensando che "ci sono altre priorità". Pensando "lo faccio domani". 

E mentre prego per chi lasci di qua,  mi sovviene ciò che, invece di insegnare da un pulpito, avrei dovuto vivere, applicare alla mia vita ... e alla tua ... alla nostra amicizia ... 

"E ora ho una parola per voi che annunciate spavaldamente: "Oggi - al massimo domani - partiamo per la tal città per un anno. Avvieremo un'attività e faremo un sacco di soldi". Non sapete nulla del domani. Non siete altro che un filo di nebbia che cattura un breve raggio di sole prima di scomparire. Invece, prendete l'abitudine di dire: "Se il Maestro lo vuole e noi siamo ancora vivi, faremo questo o quello"."

(Giacomo  4:13-14 Trad. The Message)

§ § § 

Arrivederci Ale, quando io e te potremo recuperare il tempo perso…. perché il tempo non avrà più significato… Ed io potrò di nuovo darti quell’abbraccio… e quel bacio in più, che ti farà sorridere ancora.

Il tuo Marcolino.

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lunedì 6 febbraio 2023

Un piccolo tributo al mio primo maestro in Cristo | 6 Febbraio 2023 |

Un piccolo omaggio a colui che fece sbocciare la fede in Cristo in un bambino di sette anni: il mio ricordo di don Agostino Ballarotto, morto a novantadue anni.
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Nella mia vita (e nella mia fede) ho avuto la fortuna di avere molti padri e madri spirituali.

Tu sei stato il primo.

Come parroco di un bimbetto di sette anni che quasi nulla sapeva, se non attraverso la fede di

altri ed alte in famiglia, sapesti far crescere quel desiderio sbocciato così presto quando ti chiesi “Don Agostino, come si fa a diventare prete?”. Tu sorridendo, non cercasti di spiegare, ma rispondesti, semplicemente: “Aspetta, cresci, e se avrai ancora la vocazione, vedrai che sarà Dio a raccogliere quel tuo desiderio e ad indicarti il come.” E mi regalasti un piccolo libretto: fu la mia prima “Bibbia”, il primo incontro con i Vangeli.

Poi la mia vita prese alte strade, e non ci incontrammo più; fino a quando, poco prima di sposare, venni da te assieme alla mia futura sposa. Il motivo ufficiale era quella di avere i documenti da poter portare in Inghilterra per sposare in chiesa, ma fu più il ritrovare un vecchio amico, una guida, che fecero di quel rapido incontro qualcosa di speciale.

Fu così che, quanto ti dissi, che, per altre strade, quel desiderio di bimbo si era avverato, come dicevi tu, attraverso i “come” di Dio, dopo aver allargato il tuo grande sorriso, come a dire: “Te l'avevo detto! Sono felice!” ancora una volta mi regalasti libri: uno tuo, che nei traslochi della mia vita ho smarrito, ed uno con il “Cantico delle Creature” di San Francesco. Non smettevi, neppure dopo tanti anni, di insegnare al tuo discepolo.

Dovrei essere triste, ma non lo sono. Perché so che ora, al cospetto di Colui che hai servito, stai ricevendo il frutto di ciò che hai seminato in terra.

Ti abbraccio. Il tuo “Marcolino”.

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sabato 28 gennaio 2023

𝑰𝒍 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 | 28 Gennaio 2023 |

𝐼𝑙 27 𝑔𝑒𝑛𝑛𝑎𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎̀ 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎 𝑙𝑎 𝑠ℎ𝑜𝑎ℎ, 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑜 𝑒𝑏𝑟𝑒𝑜 𝑎𝑑 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑙𝑙𝑒 𝑐𝑟𝑢𝑑𝑒𝑙𝑡𝑎̀ 𝑛𝑎𝑧𝑖-𝑓𝑎𝑠𝑐𝑖𝑠𝑡𝑎. 𝐸' 𝑢𝑛 𝑔𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑒𝑟𝑜𝑠𝑜, 𝑎𝑓𝑓𝑖𝑛𝑐ℎ𝑒́ 𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑜𝑙𝑜𝑐𝑎𝑢𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑖𝑙𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑒 𝑚𝑖𝑙𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑒 𝑖𝑛𝑛𝑜𝑐𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑜𝑓𝑓𝑒𝑟𝑡𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑚𝑖𝑡𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑒𝑔𝑟𝑒𝑔𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒, 𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑜𝑟𝑡𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑒𝑛𝑔𝑎 𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎𝑡𝑜, 𝑒𝑑 𝑎𝑓𝑓𝑖𝑛𝑐ℎ𝑒́ 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑒 𝑛𝑒 𝑠𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖. 𝐿𝑎 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑐𝑖 𝑑𝑖𝑐𝑒 𝑐ℎ𝑒, 𝑝𝑢𝑟𝑡𝑟𝑜𝑝𝑝𝑜, 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑜𝑙𝑜𝑐𝑎𝑢𝑠𝑡𝑖 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑜 𝑒𝑏𝑟𝑒𝑜 𝑐𝑒 𝑛𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑖.

𝐿'𝑎𝑡𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑠𝑢𝑙 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑒̀ 𝑑𝑜𝑣𝑒𝑟𝑜𝑠𝑎, 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑖 𝑖 𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑖; 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎𝑣𝑖𝑎, 𝑛𝑜𝑛 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑎 𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑖𝑛 𝐸𝑢𝑟𝑜𝑝𝑎 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑠𝑢𝑏𝑖𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑚𝑒𝑑𝑒𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑒𝑏𝑟𝑒𝑖, 𝑠𝑢𝑏𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑣𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖, 𝑠𝑒𝑔𝑟𝑒𝑔𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖, 𝑑𝑒𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖... 𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑚𝑜𝑟𝑡𝑒.

𝐼𝑛 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑎𝑡𝑒𝑔𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑓𝑢 𝑎𝑐𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙'𝑜𝑙𝑜𝑐𝑎𝑢𝑠𝑡𝑜, 𝑠𝑎𝑙𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑣𝑎𝑔𝑜𝑛𝑖 𝑝𝑖𝑜𝑚𝑏𝑎𝑡𝑖 𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑖 𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑖𝑜; 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑒𝑠𝑠𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑓𝑒𝑑𝑒 𝑖𝑛 𝐶𝑟𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑎𝑡𝑡𝑜𝑙𝑖𝑐𝑎. 

𝑁𝑒𝑙 1929, 𝑙' 11 𝑓𝑒𝑏𝑏𝑟𝑎𝑖𝑜, 𝑐𝑜𝑛 𝑖 𝑃𝑎𝑡𝑡𝑖 𝐿𝑎𝑡𝑒𝑟𝑎𝑛𝑒𝑛𝑠𝑖, 𝑀𝑢𝑠𝑠𝑜𝑙𝑖𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑛𝑠𝑒𝑟𝑖𝑣𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑝𝑟𝑒𝑚𝑎𝑧𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑜 𝑐𝑎𝑡𝑡𝑜𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑠𝑢 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑠𝑖𝑎𝑠𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜, 𝑒𝑙𝑒𝑣𝑎𝑛𝑑𝑜𝑙𝑜 𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑖𝑔𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜. 𝑇𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑖, 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑎𝑛𝑖, 𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 “𝑎𝑐𝑎𝑡𝑡𝑜𝑙𝑖𝑐𝑖”; 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑙𝑒 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎̀ 𝑝𝑟𝑜𝑡𝑒𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑒𝑑 𝑒𝑣𝑎𝑛𝑔𝑒𝑙𝑖𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎 (𝑣𝑎𝑙𝑑𝑒𝑠𝑖, 𝑚𝑒𝑡𝑜𝑑𝑖𝑠𝑡𝑖, 𝑏𝑎𝑡𝑡𝑖𝑠𝑡𝑖, 𝑓𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑖 𝑒 𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑙𝑖) 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑎 𝑑𝑜𝑣𝑒𝑟 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑝𝑎𝑑𝑎 𝑑𝑖 𝐷𝑎𝑚𝑜𝑐𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜𝑙𝑙𝑜 𝑓𝑎𝑠𝑐𝑖𝑠𝑡𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 “𝑐𝑢𝑙𝑡𝑖 𝑎𝑚𝑚𝑒𝑠𝑠𝑖”. 

𝐿𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒  𝑑𝑒𝑙 24 𝑔𝑖𝑢𝑔𝑛𝑜 1929, 𝑛. 1159 (𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑖𝑢𝑡𝑎 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 “𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑖 𝑎𝑚𝑚𝑒𝑠𝑠𝑖”)  𝑖𝑛 𝑎𝑝𝑝𝑒𝑛𝑎 14 𝑝𝑢𝑛𝑡𝑖 𝑒 838 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒, 𝑠𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑣𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑒𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑠𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑣𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑢𝑛 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑜 𝑎 𝐷𝑖𝑜 𝑒 𝑎 𝐶𝑟𝑖𝑠𝑡𝑜, 𝑚𝑎 𝑎𝑔𝑔𝑖𝑢𝑛𝑔𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑓𝑟𝑎𝑠𝑒 “...𝒑𝒖𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒓𝒐𝒇𝒆𝒔𝒔𝒊𝒏𝒐 𝒑𝒓𝒊𝒏𝒄𝒊𝒑𝒊 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒆𝒈𝒖𝒂𝒏𝒐 𝒓𝒊𝒕𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒂𝒓𝒊 𝒂𝒍𝒍'𝒐𝒓𝒅𝒊𝒏𝒆 𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒐 𝒐 𝒂𝒍 𝒃𝒖𝒐𝒏 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒖𝒎𝒆.”,   𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑚𝑜𝑑𝑜 𝑠𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑣𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑎𝑙 𝑟𝑒𝑔𝑖𝑚𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑠𝑒 𝑙𝑒 𝑟𝑖𝑢𝑛𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑐𝑒𝑟𝑡𝑜 𝑚𝑜𝑑𝑜 𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑜𝑟𝑚𝑖 𝑜 𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙'𝑜𝑟𝑑𝑖𝑛𝑒 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜.

𝑇𝑎𝑙𝑒 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒 𝑎𝑝𝑟𝑖̀ 𝑙𝑎 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑚𝑜𝑠𝑎 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒  600/158  𝑑𝑒𝑙 9 𝑎𝑝𝑟𝑖𝑙𝑒 1935, 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜𝑠𝑒𝑔𝑟𝑒𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑎𝑙𝑙'𝐼𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝐵𝑢𝑓𝑓𝑎𝑟𝑖𝑛𝑖 𝐺𝑢𝑖𝑑𝑖 𝑠𝑎𝑛𝑐𝑖𝑣𝑎 𝑙𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑠𝑒 𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑙𝑖 𝑖𝑛 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎. 𝐿𝑎 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑐𝑒𝑑𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑙𝑒 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑖 𝑟𝑎𝑧𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖, 𝑚𝑎 𝑓𝑢 𝑙𝑎 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑣𝑖𝑙𝑢𝑝𝑝𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜, 𝑠𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑣𝑎 𝑢𝑛𝑎 “𝑟𝑎𝑧𝑧𝑎 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑎” 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑣𝑎 𝑡𝑢𝑡𝑒𝑙𝑎𝑡𝑎.

𝐴𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 (𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑃𝑎𝑡𝑡𝑖 𝐿𝑎𝑡𝑒𝑟𝑎𝑛𝑒𝑛𝑠𝑖), 𝑖 𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑙𝑖 (𝑚𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑖𝑛𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑒𝑣𝑎𝑛𝑔𝑒𝑙𝑖𝑐ℎ𝑒) 𝑠𝑢𝑏𝑖𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑚𝑒𝑑𝑒𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑜 𝑒𝑏𝑟𝑎𝑖𝑐𝑜, 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑝𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑖𝑐𝑖, 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑚𝑜𝑠𝑒𝑠𝑠𝑢𝑎𝑙𝑖, 𝑑𝑒𝑖 𝑟𝑜𝑚 𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑖𝑛𝑡𝑖.

𝐴𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑒 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜, 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑡𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐶ℎ𝑖𝑒𝑠𝑎 𝐶𝑎𝑡𝑡𝑜𝑙𝑖𝑐𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑜 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑃𝑎𝑝𝑎 𝐹𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒𝑠𝑐𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑎 𝐶ℎ𝑖𝑒𝑠𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑅𝑖𝑐𝑜𝑛𝑐𝑖𝑙𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝐶𝑎𝑠𝑒𝑟𝑡𝑎 𝑛𝑒𝑙  2014, 𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑎𝑓𝑓𝑒𝑟𝑚𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 "𝑠𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑑𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑖 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒”, 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑖𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑐'𝑒̀ 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑒, 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑡𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑆𝑡𝑎𝑡𝑜.

𝐿𝑎 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 𝐵𝑢𝑓𝑓𝑎𝑟𝑖𝑛𝑖 𝐺𝑢𝑖𝑑𝑖, 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑟𝑖𝑏𝑎𝑑𝑖𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑃𝑎𝑟𝑙𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑙 1953 𝑑𝑎𝑙 𝑀𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑆𝑐𝑒𝑙𝑏𝑎,  𝑣𝑒𝑛𝑛𝑒 𝑎𝑏𝑟𝑜𝑔𝑎𝑡𝑎 (𝑐𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑙𝑢𝑡𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎) 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑛𝑒𝑙 1955; 𝑚𝑎, 𝑎 94 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑑𝑎𝑖 𝑃𝑎𝑡𝑡𝑖 𝐿𝑎𝑡𝑒𝑟𝑎𝑛𝑒𝑛𝑠𝑖 (𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑙𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑟𝑒𝑣𝑖𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙 1984), 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑣𝑖𝑔𝑒 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑙𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑓𝑖𝑛𝑖𝑟𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑖 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑎𝑛𝑖 “𝑎𝑐𝑎𝑡𝑡𝑜𝑙𝑖𝑐𝑖”.

𝐼𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜, 𝑖𝑙 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑙 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎  𝑠ℎ𝑜𝑎ℎ, 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑒 𝑑𝑒𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑎 𝑐𝑎𝑢𝑠𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑚𝑜𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑑𝑜𝑟𝑎𝑟𝑒 𝐶𝑟𝑖𝑠𝑡𝑜.

𝘔𝘢𝘳𝘤𝘰 𝘋𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘔𝘰𝘯𝘢𝘤𝘩𝘦
𝘗𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘌𝘮𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘊𝘩𝘪𝘦𝘴𝘢 𝘊𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯𝘢 𝘌𝘷𝘢𝘯𝘨𝘦𝘭𝘪𝘤𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘝𝘦𝘳𝘢 𝘝𝘪𝘵𝘦

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Per chi volesse approfondire l'argomento, purtroppo in rete esistono pochissime tracce della storia della persecuzione dei pentecostali, tranne un articolo di Avvenire del 2014:

https://www.avvenire.it/agora/pagine/pentecostali

e uno del Corriere della Sera del 2017,  proprio a dimostrare quanto poca attenzione mediatica sia stata da sempre riservata all'evento tragico:

https://www.corriere.it/.../persecuzione-fascista...

Esistono anche alcuni scritti editi dalle comunità pentecostali che trattano alcuni degli eventi legati alla persecuzione:

https://www.riconciliazione.org/sui-pentecostali-lodio.../

https://www.centrostudisea.it/ammentu/article/view/131

https://www.biblionedizioni.it/.../cenni-storici...


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lunedì 9 gennaio 2023

Quando la preghiera diventa un reato | 9 Gennaio 2023 |

E' trascorso appena un mese dall'arresto di Isabel Vaughan-Spruce, attivista cattolica antiabortista, avvenuto il 6 dicembre 2022 davanti ad una clinica di Birmingham, e l'eco mediatico non è stato poi così grande fuori dal Regno Unito , tanto che della notizia in rete si trovano solo commenti ed articoli di piccole testate cattoliche. 

Nessuno dei principali  media italiani (giornali o TV) ha reputato la notizia degna di essere citata, neppure di sfuggita.

Nello stesso periodo, tuttavia, quegli stessi media hanno ampiamente documentato l'intervento della polizia morale in Iran, deplorandolo e definendolo “barbaro e medioevale”. 

Cosa accomuna, dunque i due episodi? Semplicemente, la libertà individuale di ciascun essere umano. Se in Iran la polizia morale arresta le donne per non portare il velo, o per vestire all'occidentale, nel Regno Unito la polizia arresta una donna...perché “prega nella sua mente”!

Isabel Vaughan-Spruce è stata infatti accusata di "protestare e compiere un atto intimidatorio nei confronti degli utenti del servizio " a causa della sua PREGHIERA SILENZIOSA nella "zona cuscinetto" della clinica privata per aborti BPAS Robert Clinic, mentre la struttura per aborti era chiusa. Isabel Vaughan Spurce è stata, difatti, arrestata perché colta in flagrante mentre stava “pregando nella mente” nei pressi della clinica privata.

E, in verità, non è tanto l'arresto che stupisce, ma il fatto che sia del tutto legittimo sulla base di un provvedimento della polizia locale di Birmingham che aveva stabilito la zona cuscinetto attorno alla clinica con un decreto che recita (testualmente): “Le attività vietate dall'Ordine sono: protestare, vale a dire impegnarsi in qualsiasi atto di approvazione o disapprovazione o tentativo di approvazione o disapprovazione, rispetto a questioni relative ai servizi abortivi, con qualsiasi mezzo Ciò include, ma non si limita a, mezzi grafici, verbali o scritti, preghiera o consulenza.” (enfasi aggiunta).

Pur non volendo entrare minimamente nella polemica se sia lecito o meno protestare contro una pratica autorizzata dalle legislazioni di gran parte dei paesi occidentali, non può (e non dovrebbe) non farci rabbrividire la linea del decreto che accomuna una attività del libero pensiero ad un reato. 

Improvvisamente, la preghiera diventa un'arma “offensiva”, una pistola fumante, un mezzo coercitivo per la libertà altrui. 

Non ce ne siamo accorti, ma la polizia morale è già giunta in Occidente; almeno fino ad ora nel democraticissimo e laicissimo Regno Unito.

Marco

(Qui sotto potrete vedere il video dell'arresto, girato da una amica della Vaughan-Spurce, dove viene perquisita, privata degli effetti personali e quindi portata alla Centrale. Dovrà apparire in Tribunale agli inizi di febbraio, dove, quasi sicuramente, verrà condannata.)




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venerdì 4 marzo 2022

E non impareranno più la guerra | 4 Marzo 2022 |

𝘜𝘤𝘳𝘢𝘯𝘪𝘯𝘢, 𝘶𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘳𝘦𝘤𝘪𝘴𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘢𝘯𝘰𝘯𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘪𝘵𝘵𝘢̀. 𝘚𝘶𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘧𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘯𝘰 𝘦 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘱𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘭 𝘤𝘢𝘱𝘱𝘶𝘤𝘤𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘱𝘪𝘶𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘳𝘪𝘱𝘢𝘳𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘢𝘭 𝘧𝘳𝘦𝘥𝘥𝘰 𝘱𝘶𝘯𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦.

𝘐𝘯 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘶𝘯 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘦: 𝘥𝘢𝘪 𝘭𝘪𝘯𝘦𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪𝘤𝘪𝘰𝘵𝘵𝘰, 𝘥𝘪𝘤𝘪𝘢𝘯𝘯𝘰𝘷𝘦 𝘢𝘯𝘯𝘪. 𝘉𝘦𝘷𝘦 𝘶𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘤𝘢𝘭𝘥𝘰 𝘦 𝘮𝘢𝘯𝘨𝘪𝘢 𝘣𝘰𝘤𝘤𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘧𝘰𝘤𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢 𝘨𝘪𝘢𝘭𝘭𝘢, 𝘮𝘢 𝘪 𝘴𝘪𝘯𝘨𝘩𝘪𝘰𝘻𝘻𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘰 𝘴𝘤𝘶𝘰𝘵𝘰𝘯𝘰  𝘨𝘭𝘪 𝘧𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘰𝘮𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘭 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰 𝘧𝘳𝘶𝘨𝘢𝘭𝘦. 𝘓𝘶𝘪 𝘴𝘢𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 “𝘭'𝘢𝘨𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴𝘰𝘳𝘦”; 𝘶𝘯 𝘢𝘨𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴𝘰𝘳𝘦 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰, 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘮𝘢𝘯𝘨𝘪𝘢 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘭𝘦 𝘶𝘯𝘨𝘩𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘵𝘢, 𝘳𝘪𝘥𝘰𝘵𝘵𝘦 𝘰𝘳𝘮𝘢𝘪 𝘢 𝘶𝘯 𝘯𝘶𝘭𝘭𝘢. 𝘘𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘵𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘢 𝘵𝘦𝘯𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘶 𝘶𝘯 𝘒𝘢𝘭𝘴𝘩𝘯𝘪𝘬𝘰𝘷 𝘦 𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘮𝘦𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘨𝘳𝘪𝘭𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰. 𝘊𝘩𝘪𝘴𝘴𝘢̀ 𝘴𝘦 𝘭𝘰 𝘩𝘢 𝘮𝘢𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰.

𝘈 𝘴𝘶𝘰 𝘧𝘪𝘢𝘯𝘤𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘢, 𝘪 𝘤𝘢𝘱𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘵𝘪𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘣𝘭𝘶 𝘦 𝘶𝘯 𝘧𝘦𝘳𝘮𝘢𝘤𝘢𝘱𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘨𝘪𝘢𝘭𝘭𝘰, 𝘪 𝘤𝘰𝘭𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘢 𝘪𝘯𝘷𝘢𝘴𝘢: 𝘶𝘯 𝘱𝘪𝘳𝘤𝘪𝘯𝘨 𝘢𝘭 𝘯𝘢𝘴𝘰 𝘦𝘥 𝘶𝘯 𝘵𝘢𝘵𝘶𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘰, 𝘭𝘦 𝘶𝘯𝘨𝘩𝘪𝘦 𝘣𝘦𝘯 𝘤𝘶𝘳𝘢𝘵𝘦, 𝘥𝘶𝘦 𝘢𝘯𝘦𝘭𝘭𝘪; 𝘤𝘩𝘪𝘴𝘴𝘢̀ , 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘭𝘦𝘪 𝘦̀ 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘢 𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘦𝘵𝘢̀ 𝘰 𝘨𝘪𝘶̀ 𝘥𝘪 𝘭𝘪 𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘪 𝘩𝘢 𝘵𝘳𝘦𝘮𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘢 𝘧𝘪𝘢𝘯𝘤𝘰. 𝘓𝘦𝘪 𝘦̀ 𝘭𝘢 “𝘯𝘦𝘮𝘪𝘤𝘢”.

𝘓𝘢 𝘯𝘦𝘮𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘩e 𝘰𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢 𝘰𝘧𝘧𝘳𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘯 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘢𝘭𝘥𝘰 𝘦𝘥 𝘶𝘯 𝘤𝘦𝘭𝘭𝘶𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘯𝘦𝘮𝘪𝘤𝘰, 𝘦 𝘭𝘰 𝘵𝘪𝘦𝘯𝘦 𝘥𝘢𝘷𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘶𝘪, 𝘤𝘰𝘴𝘪̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘦 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘨𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘦 𝘢 𝘣𝘦𝘳𝘦 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘳𝘦 𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘪𝘥𝘦𝘰𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘢𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘰.

𝘐 𝘴𝘪𝘯𝘨𝘩𝘪𝘰𝘻𝘻𝘪 𝘴𝘪 𝘧𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘪𝘯𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘭𝘭𝘦𝘨𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘰 𝘥𝘢𝘭𝘭'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘌𝘶𝘳𝘰𝘱𝘢 𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢, 𝘦 𝘭𝘦𝘪 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘯𝘵𝘪𝘷𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘰 𝘴𝘶𝘭 𝘤𝘢𝘱𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘰,  𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘰𝘳𝘵𝘢𝘳𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘦̀ 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘧𝘪𝘯𝘪𝘵𝘰, 𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘷𝘢 𝘣𝘦𝘯𝘦.

𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘥𝘦𝘰𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘢𝘵𝘢 𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘪𝘭 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘦 𝘭𝘢 𝘧𝘢, 𝘦 𝘴𝘤𝘰𝘱𝘱𝘪𝘢 𝘢 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘨𝘦𝘳𝘦, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘳𝘪𝘶𝘴𝘤𝘪𝘳𝘦 𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘳𝘦; 𝘦𝘥 𝘦̀ 𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘢, 𝘭𝘢 “𝘯𝘦𝘮𝘪𝘤𝘢”, 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘢𝘭 “𝘯𝘦𝘮𝘪𝘤𝘰” 𝘭𝘢 𝘷𝘰𝘤𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘰𝘳𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘦𝘳𝘢𝘵𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘦𝘥𝘦 𝘴𝘶𝘰 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘨𝘪𝘰𝘯𝘪𝘦𝘳𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘶𝘢: “𝘕𝘢𝘵𝘢𝘴𝘩𝘢, 𝘴𝘵𝘢𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘯𝘲𝘶𝘪𝘭𝘭𝘢, 𝘵𝘶𝘰 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘦̀ 𝘷𝘪𝘷𝘰, 𝘴𝘵𝘢 𝘣𝘦𝘯𝘦.” 𝘘𝘶𝘦𝘭 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘤𝘢𝘱𝘢𝘤𝘦 𝘯𝘦𝘱𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘳𝘦, 𝘮𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘰𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘵𝘢 𝘵𝘳𝘦𝘮𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢𝘣𝘣𝘳𝘢 𝘦 𝘴𝘰𝘧𝘧𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘮𝘪𝘯𝘶𝘴𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘣𝘢𝘤𝘪𝘰 𝘢𝘵𝘵𝘳𝘢𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘭'𝘦𝘵𝘦𝘳𝘦.

𝘐𝘯 𝘶𝘯 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘰𝘳𝘮𝘢𝘭𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘪 𝘥𝘶𝘦 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘪 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦𝘳𝘰 𝘱𝘰𝘵𝘶𝘵𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘴𝘦𝘥𝘶𝘵𝘪 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘱𝘶𝘣, 𝘢 𝘴𝘰𝘳𝘴𝘦𝘨𝘨𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘣𝘪𝘳𝘳𝘢 𝘦 𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘴𝘴𝘪𝘦𝘮𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰, 𝘥𝘦𝘪 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘴𝘰𝘨𝘯𝘪, 𝘥𝘦𝘪 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘢𝘮𝘰𝘳𝘪. 𝘌 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘢𝘥 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘮𝘪𝘤𝘪... 𝘧𝘪𝘯𝘰 𝘢 𝘤𝘪𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘮𝘪𝘯𝘶𝘵𝘪 𝘧𝘢. 𝘍𝘪𝘯𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘭'𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪𝘵𝘢̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘦̀ 𝘪𝘯 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘩𝘢 𝘷𝘪𝘯𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘶𝘳𝘢 𝘦 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘭𝘭𝘪𝘢 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘭𝘭𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢𝘪 𝘥𝘪𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘧𝘪𝘯𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘭'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰 𝘩𝘢 𝘱𝘪𝘦𝘨𝘢𝘵𝘰 𝘭'𝘰𝘥𝘪𝘰.

𝘘𝘶𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘦 𝘴𝘪𝘮𝘪𝘭𝘪 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢  𝘥𝘰𝘷𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘭𝘭𝘪𝘢, 𝘪𝘭 𝘤𝘪𝘯𝘪𝘴𝘮𝘰, 𝘭'𝘦𝘨𝘰𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘪 𝘷𝘦𝘯𝘨𝘢 𝘴𝘱𝘢𝘻𝘻𝘢𝘵𝘰 𝘷𝘪𝘢 𝘥𝘢𝘭𝘭'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦?

“𝑬𝒈𝒍𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒂̀ 𝒈𝒊𝒖𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒇𝒓𝒂 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒊 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒊, 𝒂𝒓𝒃𝒊𝒕𝒓𝒐 𝒇𝒓𝒂 𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒆 𝒍𝒐𝒏𝒕𝒂𝒏𝒆. 𝑫𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒔𝒑𝒂𝒅𝒆 𝒇𝒂𝒃𝒃𝒓𝒊𝒄𝒉𝒆𝒓𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒗𝒐̀𝒎𝒆𝒓𝒊, 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒍𝒂𝒏𝒄𝒆, 𝒓𝒐̀𝒏𝒄𝒐𝒍𝒆; 𝒖𝒏𝒂 𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒍𝒛𝒆𝒓𝒂̀ 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒍𝒂 𝒔𝒑𝒂𝒅𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒍’𝒂𝒍𝒕𝒓𝒂 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒊𝒎𝒑𝒂𝒓𝒆𝒓𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒍𝒂 𝒈𝒖𝒆𝒓𝒓𝒂.” (𝑴𝒊𝒄𝒉𝒆𝒂 4:3)

Marco




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venerdì 28 gennaio 2022

La memoria dimenticata della persecuzione fascista agli evangelici | 28 Gennaio 2022 |

Ieri, 27 gennaio 2022, si è celebrato in tutto il mondo il “Giorno della Memoria”, nel quale si ricorda, affinché ne resti memoria, l'Olocausto di milioni di esseri umani la cui sola colpa era quella di appartenere alla razza ebraica. L'enormità dei numeri fa si che essa sia quella maggiormente ricordata.

Tuttavia, almeno in Italia, gli ebrei non furono purtroppo i primi ed i soli a subire discriminazioni e deportazioni; assieme a loro salirono sugli stessi vagoni piombati anche altre persone e intere famiglie. La loro colpa? Essere cristiani ma non professare la confessione cattolica, riunirsi non nelle cattedrali, ma in case, o locali che più assomigliavano a negozi, garage o rimesse. Si trattava dei cristiani evangelici.

Nel 1935, ancor prima che fossero promulgate le leggi razziali, con la circolare Buffarini Guidi (dal nome del suo estensore) la scure della dittatura fascista, che avrebbe colpito in seguito ebrei, omosessuali ed oppositori politici, si abbatté sulle chiese cristiane evangeliche.

A farne le spese furono le poche denominazioni allora presenti sul territorio italiano, in special modo i pentecostali che, già all'epoca, erano la denominazione evangelica maggiormente rappresentata in Italia. Nella circolare si cominciò ad introdurre l'idea di "razza" e di "culti non ammessi", che verrà poi ampiamente ripresa e amplificata nelle leggi razziali del 1938.

La persecuzione degli evangelici è stata disconosciuta per molto tempo, tanto che non esiste una statistica ufficiale delle uccisioni e delle deportazioni; a malapena si conoscono alcuni nomi di pastori deportati nei campi di concentramento ai quali non sopravvissero; di molti e molti altri se ne è persa traccia.

Ma, sui treni speciali partenti da binari fantasma per i campi di sterminio, furono tutti stipati assieme: ebrei, omosessuali, oppositori, cristiani evangelici, tutti accomunati dall'altrui odio e dalla paura contro qualcosa che, invece di essere vista come un'arricchimento alla società e alla varietà, per legge era diventata un reato.

La circolare Buffarini Guidi del 1935 fu ribadita in Parlamento dal Ministro dell'interno Scelba nel 1953 e abrogata SOLO nei 1955, ma, tuttavia, ne rimane il retaggio attraverso la legge sui “culti ammessi” del 1929 (mai abrogata anche se la Costituzione aveva sancito con gli articoli 8, 19, e 20 la libertà di culto) definendo tutti gli altri culti “acattolici”; in Italia, o sei cattolico, oppure sei “altro”, indistinto, per certi versi inusuale.

Non molto è stato fatto dall'epoca; disegni di legge per l'equiparazione di tutti i culti giacciono da decenni in Parlamento. Qualcosa si è mosso, anche da parte della maggior denominazione cristiana attraverso l'apertura di Papa Francesco.

Ma molto c'è ancora da fare per una piena parità ed accettazione di qualcosa che è ancora visto come marginale (se non “strano”) nella cultura e nella società italiana. I cambiamenti della società e la mobilità internazionale delle genti lo impone.

Qui di seguito pubblichiamo un articolo del Corriere della Sera il quale, anche se non esaustivo rispetto all’ argomento, offre una valida panoramica sulla persecuzione fascista degli evangelici pentecostali. La pubblichiamo oggi per coloro che forse non la conoscono.

Marco

https://www.corriere.it/.../persecuzione-fascista...

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venerdì 22 ottobre 2021

Chiamati a pregare per le autorità | 22 Ottobre 2021 |

Mia nonna Ida mi diceva: “Sai, Marco, il bello di diventare vecchi è che ci si commuove sempre più spesso.” A me succede ormai con frequenza preoccupante (segno che davvero sto invecchiando!) e per cose che un tempo non mi avrebbero fatto provare alcunché di particolare.

Oggi mi è accaduto nel vedere una giovane donna indossare una fascia tricolore, e giurare di servire fedelmente la Costituzione. Era  il giuramento della sindaca della mia cittadina, ed era la prima volta che vedevo una cosa simile (grazie alla prima diretta streaming ufficiale della storia di Montefiascone!!!).

Non c'è nulla di personale, non faccio politica e non sono schierato con nessuna  delle due parti che si sono affrontate all elezioni, e sarei stato commosso da qualsiasi persona fosse stata scelta durante la tornata elettorale; perché, come credente, so quanto sia importante quel giuramento, e quanto la sua osservanza o meno avrà ricadute sulla città dove vivo, su me stesso e sulla comunità di credenti in cui sono stato chiamato a servire.

Come credente so che  Paolo nella sua lettera ai Romani mi dice: “Ubbidite alle autorità, perché è Dio che le ha stabilite; non c'è n'è uno che Dio stesso non abbia messo al potere.” (Romani 13:1 PV). 

E so anche che mi chiede di pregare per loro: “Pregate per i re e per tutti quelli che sono al potere affinché possiamo vivere in pace una vita serena, dedicata al Signore e onesta.” (1 Timoteo 2:2 PV)

Ma,  un attimo! Paolo parlava ai credenti, e chiedeva preghiere per dei dittatori? Quale logica c'è nella sua affermazione?  La logica, se si guarda bene, è davvero ovvia: Paolo stava chiedendo ai credenti di pregare perché, anche se erano governati da un re, le sue decisioni fossero sagge. E, purtroppo, non sempre le preghiere arrivavano a destinazione!

Noi viviamo in una democrazia: incompleta, inefficace, imperfetta... ma sempre democrazia è! Dove non c'è un re, ma un “parlamento”, un “consiglio”, un luogo dove le decisioni sono frutto di un dialogo tra parti opposte, maggioranza ed opposizione, le quali, ognuna per parte sua, ha un piano per il benessere della città che governa o che avrebbe voluto governare.

Stamattina mi risuonavano in testa le parole di nonna Ida: “Sai, Marco, il bello - e diceva "bello" - di diventare vecchi è che ci si commuove sempre più spesso.” E scoprivo che è bello commuoversi perché la mia città ha una maggioranza ed una opposizione... e perché io sono chiamato a pregare per entrambe le parti, affinché ci sia equilibrio, controllo, prospettiva.

Non solo a pregare: ma ad agire, io per primo, in amore verso la mia città e chi la vive, perché “amare non è un sentimento, ma una azione.”

Come pastore ho augurato al nostro governo cittadino, maggioranza ed opposizione, di operare per il meglio della nostra città.

Ma, come credente, sono chiamato a pregare per tutti loro.

Marco 

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venerdì 20 agosto 2021

Semplificando un mondo complesso | 20 Agosto 2021 |

Ha fatto molto scalpore il rave organizzato a cavallo di ferragosto in provincia di Viterbo, raggiungendo
anche importanza nazionale, con tanto di interrogazioni parlamentari da parte di vari esponenti politici.

Il rave, o meglio, il Teknival (usando il termine più tecnico che descrive l'evento di molti giorni basato sulla musica tekno) svoltosi in prossimità del lago di Mezzano durante questa torrida estate è l'esempio lampante di come oramai la società ed i  vari strati che la compongono, sentano la necessità di semplificare situazioni di per se ben più complesse, a tutto favore delle proprie posizioni facendole divenire di volta in volta la posizione più giusta rispetto alle altre a seconda dell'interlocutore con cui si parla o che commenta l'accaduto.

Il fatto: una imprecisata quantità di persone (i numeri citati dai media vanno dai 4.000 ai 15.000, ma stime ufficiali non se ne hanno) occupa un campo agricolo dove il raccolto è già stato effettuato per una sette giorni di musica tecno gratuita. La carovana è completamente autosufficiente; elettricità, cibo, acqua, ombreggiamento, tende, persino negozi, fast food e centri di soccorso per eventuali abusi alcoolici o di droghe al suo interno ne fanno una entità completamente autonoma.

La prospettiva semplificata dei ravers è quella di avere una aggregazione svincolata dalle regole del mondo consumistico; nessun diritto d'autore da pagare alle major (la musica tekno solo raramente è registrata alla SIAE o agli equivalenti esteri), nessun biglietto d'ingresso, poche regole non scritte,  tanta musica e libertà. Figlio del movimento hippie degli anni 70, il teknival è la massima espressione per chi  vi partecipa del rifiuto ad una società opprimente. 

La semplificazione risiede nel fatto che la società individua come reati gran parte delle azioni fatte per organizzare e all'interno del rave: occupazione illecita, mancati diritti per la musica (anche per la musica autoprodotta ci vuole la liberatoria SIAE), cessione di sostanze psicotrope, e quant'altro. Ma per loro la prospettiva giusta (e forse ricercata) è proprio quella: uno schiaffo in faccia alla società moderna e l'affermazione anarchica della libertà dell'individuo.

La prospettiva dei proprietari del terreno è differente: vedono l'occupazione di un campo, anche se non adibito a nulla al momento, come una grave violazione della proprietà privata, lamentando danni (reali o supposti) alle strutture.

La semplificazione risiede nell'addossare l'intera colpa dell'accaduto alle istituzioni che non hanno tutelato la proprietà privata, lasciando che si costruisse l'accampamento senza vigilare e senza fermarlo agli albori, chiedendo l'intervento dello Stato per riappropriarsi di quanto è loro e ventilando la richiesta di eventuali risarcimenti a danni avuti.

La prospettiva delle popolazioni e degli amministratori locali è differente: temono che l'economia locale possa essere danneggiata dalla presenza del limitrofo rave, scoraggiando eventuali visitatori dal passare per le loro località con la paura di essere coinvolti a qualche titolo con i ravers, e di doversi sobbarcare le spese per il ripristino del luogo utilizzato.

La semplificazione sta nel vedere contaminato il proprio spazio dalla sola vicinanza con il teknival (di per se autosufficiente) anche dalla sola presenza in città di qualche componente che ne è uscito per comperare qualcosa che manca, chiedendo si sgomberi immediatamente il luogo per far cessare al più presto la cattiva fama del luogo.

La prospettiva delle forze dell'ordine è a sua volta differente: non si può sgomberare diecimila persone tutte assieme senza creare un danno maggiore dell'evento in se.

La semplificazione sta nel non capire che chi guarda da fuori, ogni giorno costretto alle mille regole di uno Stato impositivo, mal sopporta il vedere che la violazione di così tante norme di legge non frutti a chi le perpetra neppure una mera denuncia, e che reati per i quali i singoli verrebbero severamente puniti vengano lasciati andare per via della massa enorme che li commette.

La prospettiva del mondo dei social è ulteriormente differente: c'è chi si schiera apertamente contro (con un gradiente che va dal “biricchini” al “usiamo il napalm”), chi invece a favore (anche qui con vari gradienti dal “sono solo giovani” al “lottiamo contro questa società”).


La semplificazione sta nel richiedere o non richiedere interventi sulla base di un preconcetto personale culturale, senza essere in nessun modo coinvolti nell'evento né conoscendone realmente origini, termini ed evoluzioni.

Il mondo che abbiamo costruito è molto più complesso di quello che possa apparire guardandolo sommariamente dal proprio punto di vista, e si basa su una serie infinita di azioni sociali, ognuna di esse più o meno valida in se ma che spesso cozza quando va ad interagire con le altre.

Quello che risalta, tuttavia, è l'insofferenza reciproca di ciascuna prospettiva rispetto alle altre, dove la propria viene vista come l'unica e sola degna di essere universalmente accettata a discapito di ciascuna delle altre (i “rigurgiti” di odio social nei due sensi sono lì a dimostrarlo).

Il limite della società che abbiamo costruito sta proprio in questo: semplificare situazioni complesse a favore del proprio utile (reale o morale) con l'egoismo di voler veder prevalere il proprio sugli altri. 

Un atteggiamento un po' “talebano”, su cui società e stato dovrebbero riflettere, in nome della coesistenza e del reciproco rispetto. 

In realtà, una prospettiva diversa con la quale strutturare la società, fondendo il rispetto reciproco nella accettazione delle differenze, esiste già sin dalla creazione:

"Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono il SIGNORE." (Levitico 19:18)

ribadito da Gesù quando ci ha affidato il Grande Comandamento:

"Ama il tuo prossimo come te stesso." (Matteo 22:39)

L'amore per il prossimo è quello che impedisce di semplificare a nostro favore il mondo, ma chiede il rispetto reciproco, a cui Paolo ci esorta in Filippesi:

"Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri." (Filippesi 2:3-4)

Tale prospettiva, purtroppo, non si è mai avverata nel mondo né antico né moderno: ma ciò non ci esime, come credenti, dall'applicarla per parte nostra.

Marco

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lunedì 8 marzo 2021

Sanremo e la "trivializzazione" a tutti i costi dei simboli, in nome del "politically (s)correct" | 8 Marzo 2021 |

A Sanremo è andato in onda un "duetto" tra il cantante Achille Lauro (noto ai più per il suo modo irriverente e provocatorio di condire le sue esibizioni) e lo showman Rosario Fiorello (generalmente più misurato nei suoi interventi), costituito da quello che Lauro definisce "quadro" dove una sorta di angelo omosex ruota attorno ad una inquietante figura in total black, con tanto di rossetto nero. Ciliegina sulla torta, una evidente corona di spine... ovviamente nere. Da molte parti l'esibizione è stata fortemente criticata.
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Non guardo Sanremo da almeno trenta anni, se non per qualche minuto "zappando" da un canale all'altro, per cui ciò che ricevo da esso non è in forma diretta ma attraverso il "rimbalzo mediatico" su altri media. 

Alla mia età ormai non mi scandalizzo più di nulla, e sinceramente non mi importa un fico secco se il "servizio pubblico" (che ormai non è pubblico da decenni, ma asservito a sponsor e major di vario genere... il canone serve solo per "contentino", mica per reggere la baracca) faccia informazione o disinformazione, se promuova o meno teorie strampalate, lobby più o meno potenti e quant'altro.

Ma non posso non rimanere amareggiato che un professionista che stimo (o, dovrei dire, stimavo?) come Rosario Fiorello si presti ad offendere simboli che identificano una cultura, un popolo, una fede che convolge miliardi di persone nel mondo. Qualsiasi essa sia. 

Lo dico non perché mi senta offeso perché sono cristiano; avrei detto lo stesso se si fosse presentato vestito da ayatollah, o da bonzo, o da sik, o da qualsiasi altra cosa che identifichi una fede, una filosofia, un movimento di pensiero.

Ma lo dico perché la testa ( ancorché coronata di spine) di Fiorello non è neppure stata sfiorata dal pensiero che quel simbolo, trivializzato e asservito ad uno spettacolo serale (non spetta a me dire se bello o brutto, non lo ho visto e non lo voglio vedere), sia uno di quei simboli che portano alla persecuzione e sovente alla morte milioni di persone nel mondo.

Per poter ricordare quella persona coronata di spine, tra qualche settimana, milioni di miei frateli e sorelle in Cristo sfideranno lo scherno, la riprovazione, il carcere, le frustate, la lapidazione, la morte...

Spero vivamente che l'uomo Fiorello (non l'artista) possa riflettere sui simboli... e magari scusarsi.

Marco

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venerdì 10 luglio 2020

Sfiorare la vita con ali di farfalla. Il mio personale ricordo di Mario Lozzi | 10 Luglio 2020 |

Mario Lozzi, o più semplicemente "don Mario" per la gran parte dei montefiasconesi, è stato, oltre che parroco, storiografo, poeta, saggista, drammaturgo dialettale, studioso degli etruschi; una figura, come si suol dire, "a tutto tondo" della città di Montefiascone. Lasciato l'abito, si era trasferito da anni a Velletri assieme alla sua sposa. La sua scomparsa lascia un vuoto nella storia della nostra cittadina. A lui voglio dedicare il mio personale ricordo, e la mia gratitudine per quello che ha significato sia per me che per molti della mia età.
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Se raccontassi di essere stato un tuo grande amico, o di conoscerti a fondo, sarei un bugiardo. La mia frequentazione con te è stata di appena dieci mesi, quanti ce ne sono in un anno scolastico. Ma esistono persone “speciali” che trasformano la vita di altri solamente sfiorandola con ali di farfalla, e la fanno librare più in alto. Questo è il tuo caso, Mario... anzi, don Mario.

Ti ho incontrato sui banchi di scuola, io studente in profonda crisi di fede, e tu insegnante di religione. Un insegnante “scomodo”, non di quelli a cui ero abituato, che ti fanno un po' divertire e un po' ti leggono il catechismo, ma che sfidano te e i tuoi quattordici anni a metterti in gioco, a capire se davvero tu credi in qualcosa, oppure lo fai solo perché mamma e papà ti hanno portato in chiesa qualche domenica della tua breve vita.

Un insegnante che ti dice: “Nun comprà 'l libro de' testo, quello adè pe' chi nun vole sapè: leggete que 'nvece si tu vòe capì 'ndo sèe cor Signore...”, porgendoti un piccolo libro scritto in caratteri minuti e dalle pagine sottilissime... come ali di farfalla.

La mia prima Bibbia è arrivata così nelle mie mani: “Loède, Marcolì, si tu nun sae da 'ndò vène, nun sàe manco 'ndò vae. Legge, ma nu' lo legge solo coll'occhie, ma puramente col core, sinnò nun ce capisce gnente.”

Invece di essere un balsamo che leniva i miei dubbi, sei stato un acido che scopriva e metteva a nudo il mio io più profondo, togliendo strati di sedimenti culturali, spingendomi a leggere, studiare, meditare, a mettere in discussione le mie certezze accumulate negli anni, ma anche le mie nuove esperienze, a filtrarle attraverso il setaccio di una fede che non è mai statica ma che, come chi setaccia la farina prima di un impasto, la gira, la scuote, per far filtrare le parti più minute, lasciando sulla retìna quelle più grossolane, quelle che non vuoi finiscano nel tuo pane quotidiano, oppure quelle che stavi cercando e non trovavi più, disperse nella farina dell'anima.

Dopo quell'anno ti ho perso di vista; ho saputo che eri stato assegnato ad un paesino qua attorno, e che poi avevi scelto di posare la tua tonaca, e che ti eri sposato. Ho letto i tuoi libri, ho visto i video che talvolta comparivano qua e là sul web, e non ho mai dubitato che tu stessi continuando a setacciare la tua anima, alla ricerca delle parti più fini, o di quelle grossolane da mostrare e raccontare agli altri perché ne fossero consapevoli e potessero identificarcisi.

Se le ali di quella farfalla contenute in quel libro che mi donasti mi hanno portato dove sono adesso,  a fare ciò che faccio adesso, il merito è anche di quell'insegnante anomalo che hai saputo essere, e che ha sfiorato appena la mia giovinezza.

Grazie "don Mario", per essere stato te stesso, ed avermelo mostrato, affinché potessi  crescere cercando di avere il tuo medesimo approccio alla vita, come alla fede.  Prima o poi ci incontreremo di nuovo... e sarà bello riprendere quei discorsi fatti su un banco di scuola.

“Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; io mi lascerò trovare da voi...” Geremia 29:13-14


Marco
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RIFLESSIONI E PROSPETTIVE

Appunti di viaggio dal Pastore - - - Avviso: questo sito non è affiliato con la chiesa che è stata chiusa definitivamente il 1 Ottobre 2023, ed è pubblicato al solo scopo di insegnamento e come archivio dei 26 anni di storia della chiesa stessa.
Archivio gestito a cura della Associazione Culturale "I Tralci" - Montefiascone (VT)
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