venerdì 20 agosto 2021

Semplificando un mondo complesso | 20 Agosto 2021 |

Ha fatto molto scalpore il rave organizzato a cavallo di ferragosto in provincia di Viterbo, raggiungendo
anche importanza nazionale, con tanto di interrogazioni parlamentari da parte di vari esponenti politici.

Il rave, o meglio, il Teknival (usando il termine più tecnico che descrive l'evento di molti giorni basato sulla musica tekno) svoltosi in prossimità del lago di Mezzano durante questa torrida estate è l'esempio lampante di come oramai la società ed i  vari strati che la compongono, sentano la necessità di semplificare situazioni di per se ben più complesse, a tutto favore delle proprie posizioni facendole divenire di volta in volta la posizione più giusta rispetto alle altre a seconda dell'interlocutore con cui si parla o che commenta l'accaduto.

Il fatto: una imprecisata quantità di persone (i numeri citati dai media vanno dai 4.000 ai 15.000, ma stime ufficiali non se ne hanno) occupa un campo agricolo dove il raccolto è già stato effettuato per una sette giorni di musica tecno gratuita. La carovana è completamente autosufficiente; elettricità, cibo, acqua, ombreggiamento, tende, persino negozi, fast food e centri di soccorso per eventuali abusi alcoolici o di droghe al suo interno ne fanno una entità completamente autonoma.

La prospettiva semplificata dei ravers è quella di avere una aggregazione svincolata dalle regole del mondo consumistico; nessun diritto d'autore da pagare alle major (la musica tekno solo raramente è registrata alla SIAE o agli equivalenti esteri), nessun biglietto d'ingresso, poche regole non scritte,  tanta musica e libertà. Figlio del movimento hippie degli anni 70, il teknival è la massima espressione per chi  vi partecipa del rifiuto ad una società opprimente. 

La semplificazione risiede nel fatto che la società individua come reati gran parte delle azioni fatte per organizzare e all'interno del rave: occupazione illecita, mancati diritti per la musica (anche per la musica autoprodotta ci vuole la liberatoria SIAE), cessione di sostanze psicotrope, e quant'altro. Ma per loro la prospettiva giusta (e forse ricercata) è proprio quella: uno schiaffo in faccia alla società moderna e l'affermazione anarchica della libertà dell'individuo.

La prospettiva dei proprietari del terreno è differente: vedono l'occupazione di un campo, anche se non adibito a nulla al momento, come una grave violazione della proprietà privata, lamentando danni (reali o supposti) alle strutture.

La semplificazione risiede nell'addossare l'intera colpa dell'accaduto alle istituzioni che non hanno tutelato la proprietà privata, lasciando che si costruisse l'accampamento senza vigilare e senza fermarlo agli albori, chiedendo l'intervento dello Stato per riappropriarsi di quanto è loro e ventilando la richiesta di eventuali risarcimenti a danni avuti.

La prospettiva delle popolazioni e degli amministratori locali è differente: temono che l'economia locale possa essere danneggiata dalla presenza del limitrofo rave, scoraggiando eventuali visitatori dal passare per le loro località con la paura di essere coinvolti a qualche titolo con i ravers, e di doversi sobbarcare le spese per il ripristino del luogo utilizzato.

La semplificazione sta nel vedere contaminato il proprio spazio dalla sola vicinanza con il teknival (di per se autosufficiente) anche dalla sola presenza in città di qualche componente che ne è uscito per comperare qualcosa che manca, chiedendo si sgomberi immediatamente il luogo per far cessare al più presto la cattiva fama del luogo.

La prospettiva delle forze dell'ordine è a sua volta differente: non si può sgomberare diecimila persone tutte assieme senza creare un danno maggiore dell'evento in se.

La semplificazione sta nel non capire che chi guarda da fuori, ogni giorno costretto alle mille regole di uno Stato impositivo, mal sopporta il vedere che la violazione di così tante norme di legge non frutti a chi le perpetra neppure una mera denuncia, e che reati per i quali i singoli verrebbero severamente puniti vengano lasciati andare per via della massa enorme che li commette.

La prospettiva del mondo dei social è ulteriormente differente: c'è chi si schiera apertamente contro (con un gradiente che va dal “biricchini” al “usiamo il napalm”), chi invece a favore (anche qui con vari gradienti dal “sono solo giovani” al “lottiamo contro questa società”).


La semplificazione sta nel richiedere o non richiedere interventi sulla base di un preconcetto personale culturale, senza essere in nessun modo coinvolti nell'evento né conoscendone realmente origini, termini ed evoluzioni.

Il mondo che abbiamo costruito è molto più complesso di quello che possa apparire guardandolo sommariamente dal proprio punto di vista, e si basa su una serie infinita di azioni sociali, ognuna di esse più o meno valida in se ma che spesso cozza quando va ad interagire con le altre.

Quello che risalta, tuttavia, è l'insofferenza reciproca di ciascuna prospettiva rispetto alle altre, dove la propria viene vista come l'unica e sola degna di essere universalmente accettata a discapito di ciascuna delle altre (i “rigurgiti” di odio social nei due sensi sono lì a dimostrarlo).

Il limite della società che abbiamo costruito sta proprio in questo: semplificare situazioni complesse a favore del proprio utile (reale o morale) con l'egoismo di voler veder prevalere il proprio sugli altri. 

Un atteggiamento un po' “talebano”, su cui società e stato dovrebbero riflettere, in nome della coesistenza e del reciproco rispetto. 

In realtà, una prospettiva diversa con la quale strutturare la società, fondendo il rispetto reciproco nella accettazione delle differenze, esiste già sin dalla creazione:

"Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono il SIGNORE." (Levitico 19:18)

ribadito da Gesù quando ci ha affidato il Grande Comandamento:

"Ama il tuo prossimo come te stesso." (Matteo 22:39)

L'amore per il prossimo è quello che impedisce di semplificare a nostro favore il mondo, ma chiede il rispetto reciproco, a cui Paolo ci esorta in Filippesi:

"Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri." (Filippesi 2:3-4)

Tale prospettiva, purtroppo, non si è mai avverata nel mondo né antico né moderno: ma ciò non ci esime, come credenti, dall'applicarla per parte nostra.

Marco

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RIFLESSIONI E PROSPETTIVE

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