
Senza voler entrare nel merito dell'incontro stesso (che, per altro, è di natura “privata”, se privata possiamo definirla, con oltre 350 invitati sul solo fronte evangelico), sono innegabili gli effetti che esso ha già avuto sulla comunità evangelica italiana.
Infatti
ha il merito di:
- aver messo assieme (che mi risulti, per la prima volta) 4 denominazioni e una federazione evangelica per siglare un documento unitario non a pro di qualcosa ma contro qualcosa, mettendo in guardia il mondo evangelico e chiarendo che il Papa non salva (grazie per avercelo rammentato; Lutero lo aveva fatto tempo addietro, ma, come si suole dire, “repetita juvant");
- aver diviso ulteriormente la già frammentata testimonianza evangelica italiana in pro e contro l'ecumenismo;
- aver confuso gran parte degli evangelici italiani su cosa significhi la parola stessa “ecumenismo”;
- aver immesso nella testa di molti il dubbio se sia bene parlare con i cattolici o meno;
- aver dato la possibilità al Vaticano di fare la “bella figura” dei tolleranti;
- aver mostrato alla nazione il lato meno tollerante della natura evangelica italiana.
Ciò
che balza alla luce è la tanta unione “trasversale” del mondo
evangelico italiano che, notoriamente, è ben rappresentato
dall'affermazione “le chiese evangeliche in Italia sono piccole, ma
ben divise”; l'effetto dell'incontro tra Bergoglio e Traettino è
di compattare gli evangelici non sull'essere d'accordo su qualcosa,
ma sul non essere
d'accordo.
Non
mi stupisce, in verità, più di tanto; basta farsi una “passeggiata”
sul web per capire quale sia la tendenza maggioritaria di noi
evangelici; i siti più “cliccati” sono quelli dove un evangelico
bastona l'apostasia (brutta parola tecnica che individua
l'allontanarsi dalla propria religione) di un altro evangelico, di
una chiesa o di una denominazione, in quanto ci si è allontanati
dalla “sana dottrina”, di cui, ovviamente, egli è detentore. Le
reprimende sono quasi sempre condite dalla frase “ma altresì sta scritto
che”, e giù una serie di versetti più o meno attinenti al caso.
Questo
atteggiamento ha origini lontane, nell'essere minoranza, per molto
tempo osteggiata, in una nazione laica che, di fatto, ha nella
denominazione cattolica la propria religione ufficiale; nel tempo
abbiamo sviluppato anticorpi potenti per sopravvivere a tale
situazione, ma che spesso, come nelle malattie autoimmuni, invece di
combattere il virus penetrato all'interno del corpo, combattono il
corpo stesso, fiaccandolo. E, lasciatemelo dire, c'è talvolta anche
l'invidia latente dei “numeri” e della considerazione che il
Vaticano vanta a fronte della sparuta realtà evangelica in Italia.
E così, invece di pensare a come rendere visibile il movimento evangelico
quale portatore di una fede unitaria in Cristo, ma arricchita da
differenti modi di mettere in pratica i Suoi comandamenti, ancora una
volta, ci siamo“autodigeriti”.
Ancora
una volta siamo come il bambino che si fissa l'ombelico, aspettando
di vederlo crescere.
Marco