martedì 25 ottobre 2016

Come cercare la notizia “scoop” sulla pelle dei pentecostali. | 25 Ottobre 2016 |

Da un paio di settimane il periodico  l'Espresso ha iniziato a pubblicare delle "inchieste" sul mondo pentecostale italiano (cliccando qui potrete leggere l'ultimo articolo pubblicato).

L'autrice, Francesca Sironi,  a fronte di alcune verità, imposta i suoi tre articoli con un piglio, a mio avviso, assai negativo, cinico e “prevenuto”,  infarcendoli di moltissime imprecisioni, punti di vista piuttosto che fatti, mancanza di ricerca, approssimazioni ed pacchiani errori biblici.

Al di là del fatto che siamo abituati come evangelici a tale tipo di trattamento da parte dei media, mi è sembrato doveroso inviare una lettera alla Sirioni ed alla redazione dell'Espresso per puntualizzare alcuni aspetti e tentare di correggere alcune lacune dovute alla mancanza di conoscenza della materia trattata da parte dell'autrice.

Qua sotto trovate il testo della  mia lettera.

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 Gentile signora Francesca Sironi, 
  
mi perdoni se la disturbo, ma mi ha molto colpito la sua inchiesta “Un business chiamato Gesù”, recentemente pubblicato sull'Espresso, circa le chiese “pentecostali” in Italia.

  Sono un pastore evangelico; non sono un “pentecostale”, ma faccio parte di quelli che lo Stato Italiano individua come culto “acattolico”, e la cui definizione già indica che in Italia o sei “cattolico” (anche se non sei mai andato in chiesa negli ultimi anni, basta che sei stato battezzato) o sei “altro”, galassia, con alfa privativa che sta ad indicare che sei “senza la chiesa cattolica” e, pertanto, differente. Di quella “galassia alfa privata” dal cattolicesimo faccio parte anche io, assieme ai credenti delle chiese pentecostali, battiste, avventiste, della riconciliazione, apostoliche, “et cetera” (anche se, essendo stato battezzato cattolico, figuro nelle statistiche della chiesa di Roma!).

  Colpito, le dicevo, e purtroppo, non in senso positivo; perché, vede, anche se alcune sue analisi circa gli “eccessi”, la spettacolarizzazione alla Benny Hinn (per altro molto controverso nel mondo evangelico e quasi mai ritenuto una “autorità”), l'amore di taluni per il danaro che sfiora l'estorsione, la cosiddetta “teologia della prosperità”, per quelle dicevo sono pronto a condividere quanto lei ha scritto (nessuna organizzazione umana è perfetta), per molte altre  mi pare lei sia stata quasi “soggiogata” dall'idea di trovarsi di fronte a una o più “sette” originate da altra cultura oltre a quella cristiana; le sue stesse parole “Quella dei pentecostali è la religione … In Italia ha già 600 mila adepti.” tradiscono questo concetto di trovarsi non di fronte a un differente spettro dell'arcobaleno cristiano (di cui fa parte la stessa chiesa cattolica) ma a qualcosa di completamente avulso e, potenzialmente, pernicioso. 

In altre nazioni (ad esempio negli Stati Uniti, in Germania, nel Regno Unito)  non avendo una tradizione prettamente “cattolica”(che permea l'Italia ben oltre l'ambito ecclesiastico nella natura stessa della società e della comune percezione), questa differenza (ingenerata in Italia  “ex lege” nella distinzione tra “cattolici” e “acattolici”) non esiste: talvolta la chiesa cattolica è una minoranza rispetto alle “altre” denominazioni cristiane, ma mai viene vista come “religione” a se, né i suoi fedeli come degli “adepti”. 

  Ciò che mi ha stupito è questo passaggio in particolare: 

  “Primo: rifiutano la struttura cattolica; il rapporto con il trascendente è personale; le comunità gemmano di continuo nuove chiese, nuovi pastori. Secondo: la Bibbia «non erra mai», è l’unico testo, il solo fondamento, e va considerata per intero, dal Levitico agli Atti. Terzo: i doni dello Spirito Santo funzionano ancora. Per cui lo Spirito può scendere, far parlare le persone “in lingue”, curarle e liberarle dal demonio (che esiste, è concreto, gli esorcismi frequenti).” 

  Mi ha stupito in quanto, che lei sia cattolica o meno, credente o meno, essendo vissuta in Italia, dovrebbe conoscere che quello che lei vede come una base comune di elementi che caratterizzano le chiese pentecostali altro non siano che caratteristiche mutuate e presenti anche nel catechismo delle chiesa cattolica.  Permetta che glie le elenchi.

  Primo: più e più pontefici, non ultimo Bergoglio (che, per altro, nella sua visita alla  chiesa pentecostale della Riconciliazione di Caserta, ha chiesto ai cattolici di smetterla di indicare come sette le chiese differenti da quelle cattoliche) hanno esortato a ricordarsi che il cristianesimo è un rapporto diretto e non mediato con Dio. 

Secondo: l'inerranza della Bibbia è un punto fermo della chiesa Cattolica (che ha poi aggiunto nel tempo l'inerranza dei Padri della chiesa e del Papa... Ah, mi permetta: la Bibbia va da Genesi a Apocalisse... per tutte le denominazioni cristiane; Levitico è il terzo libro dell'Antico Testamento che ne conta 39 ed Atti è il quinto del Nuovo Testamento che ne conta 27!). 

Terzo: la chiesa cattolica sprona a ricercare ed utilizzare i vari doni dello Spirito, tra cui, la guarigione e la liberazione dagli spiriti (tanto è vero che ha esorcisti riconosciuti e famosi). 

Non le cito i passi del catechismo cattolico dove questi punti sono chiaramente espressi perché sono certo lei li conosca come giornalista che si occupa di religioni. 

  Mi perdoni, Francesca, non ce l'ho con lei, ma il panorama che lei disegna delle chiese pentecostali in Italia e, di riflesso, del movimento evangelico di cui fanno parte, è ben lontano dalla realtà dei fatti, dove meno del 3% della popolazione attuale è connessa ad una qualche chiesa evangelica e dove la tendenza non è quella espansiva, ma piuttosto di stasi se non di regresso (come pure quella della chiesa cattolica). 

  Lei si è concentrata sulle “grandi” chiese delle grandi città (così rare da potersi contare sulle dita di una mano) e sugli aspetti “estremi e spettacolari”, che servono si a proporre un articolo da effetto su un settimanale autorevole, ma che  non rappresentano minimamente la natura, lo scopo  e l'impegno delle chiese evangeliche (di cui i pentecostali possono essere intesi come parte) in Italia, la cui dimensione media non supera i quaranta membri. 

  Se le interessa davvero capire la natura del movimento pentecostale (ed evangelico) in Italia, è nelle piccole realtà locali che deve cercare; piccole entità fatte di una ventina di persone appartenenti spessissimo al ceto medio-basso o all'immigrazione, che talvolta danno ben oltre la decima parte del loro reddito (che, in una comunità “sana”, non è mai imposta ma sempre suggerita come traguardo, ma viene enfatizzato il concetto paolino che dice “Ognuno dia secondo la prosperità concessa”) ma che più frequentemente ricevono piuttosto che dare sostegno. Che sovente si sobbarcano in silenzio il compito dell'integrazione dei migranti a proprie spese, dove con i minuscoli mezzi a disposizione si organizzano sostegni per i bambini scolastici, banchi alimentari per i poveri, aiuti ai terremotati, corsi di lingua per migranti e quant'altro occorra a rendere la chiesa un luogo di accoglienza piuttosto che di mera aggregazione.   

  Vivendo  l'ambito evangelico da più di venti anni come pastore, questa è la realtà italiana delle chiese che conosco e che mi piacerebbe lei avesse visto (e che mi piacerebbe mostrarle), al di là dei “fenomeni” estremi che, ahimè, esistono in ogni espressione di aggregazione umana. 

Sono sicuro che, se lei cerca, troverà chiese pronte ad illustrale ciò che, in silenzio e senza enfasi, fanno quotidianamente, pronte ad aprire i propri “libri contabili” a lei come a ciascuno che lo richieda per mostrare come vengono utilizzati i soldi delle collette.
Pronte ad accoglierla se lei cerca di capire e non la mera notizia. 

  E, mi creda Francesca, per il 99% di coloro che conducono quel 3% evangelico, non esiste alcun “business Gesù”, ma piuttosto c'è un dare costante dal proprio, sia in impegno che in risorse al fine di rendere questa nazione migliore di come è attualmente. 

  Le giungano i miei cordiali saluti.   


Marco Delle Monache 
Pastore Evangelico 
Chiesa Cristiana Evangelica della Vera Vite 
Montefiascone (VT) 


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Sinceramente, non nutro alcuna speranza che la lettera venga in qualche modo pubblicata da l'Espresso, né che ci sia un "ripensamento sulla via di Damasco" dell'autrice. E, tra l'altro, l'articolo non era neppure indirizzato contro la denominazione evangelica di cui è parte la chiesa che conduco. Avrei potuto, semplicemente, leggere, commentare con qualche amico,  postare un commento al vetriolo su qualche social.. e stop!

"Perché, allora, hai deciso di scrivere?" mi chiederete: perché ritengo sia ora che noi evangelici impariamo tre cose:


  • quando una denominazione evangelica è "sotto tiro", gli effetti non si limitano a quella specifica denominazione, ma investono tutto il movimento evangelico in Italia; 
  • è doveroso, come fratelli in Cristo, mettere a nudo le falsità che vengono dette contro questa o quella denominazione, anche quando non si tratta della nostra;
  • nessuno verrà in nostro soccorso se non siamo prima noi a venire in soccorso di noi stessi contro gli attacchi che il mondo ci sferra contro.
Il mio auspicio è che sempre più credenti inizino a "puntare i piedi", a dire "No! Questo non è esatto!" quando altri parlano di noi in maniera incorretta, siano essi i capi delle organizzazioni evangeliche italiane, o i pastori, ma anche ciascuno dei credenti.

Solo così potremo, nel tempo, acquisire autorevolezza, crescere noi e far crescere la nostra percezione a livello della nostra nazione.

Ma, ripeto, è un lavoro che spetta A TUTTI, non solo ai pastori...

Marco
  
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