Che strana la vita! Pensiamo a tante cose da fare, troppe, e non riusciamo a mettere in prospettiva quali siano quelle che valgono veramente! E quando te ne accorgi, ecco, è già troppo tardi!
Ma non è strana la vita di suo. Siamo noi che la rendiamo così. Quando? Quando non applichiamo ciò per cui siamo stati creati. Quando ci dimentichiamo di farlo. Quando ci rifiutiamo di farlo. Quando le nostre priorità non combaciano con quelle per cui siamo stati creati.
E te ne accorgi solo quando è troppo tardi... come è successo a me, in questi tempi. Quando perdi un'amicizia amata, una sorella in Cristo, qualcuno con cui hai costruito cose assieme... e poi... puff! ti sei scordato di nutrire quella fiamma viva che ti legava a lei... ed ora è spenta, per sempre.
Forse non sarà il post più incoraggiante abbia mai scritto tuttavia è uno dei più veri... perché mi brucia sulla pelle e nell'anima... e non riesco a trovare conforto... se non in quello ultimo, di dove saremo entrambi, io e Ale.
Quello che condivido è l'elogio funebre che ho fatto ieri per Alessandra..e Dio sa quanto non avrei voluto farlo... Ma lo dovevo a lei, e a me stesso come segno sulla via, per ritornare a pensare biblicamente, mettere in prospettiva la vita, scegliere le priorità non su ciò che mi piace, ma su ciò che il Signore mi chiede.
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Permettetemi di iniziare con una notazione di voi che siete qui presenti: quasi nessuno porta occhiali scuri. Bravi! Perché è giusto che le lacrime si vedano. C'è un tempo in cui è giusto fare cordoglio, piangere con chi piange, non cercare risposte, perché oggi non è il momento delle parole.
Ho conosciuto Alessandra circa trenta anni fa, sulle sponde del lago di Vico, proprio nel giorno in cui si battezzava, e confessava candidamente che, prima di credere, pensava Gesù fosse un alieno sceso da una navicella spaziale.
Abbiamo fatto parte per anni della medesima chiesa, lavorato e pregato assieme, trascorso tempo assieme a lei e al suo sposo Innocenzo, nutrendo l’un l’altra non solo la nostra comune fede, ma anche la nostra amicizia fatta di pranzi, cene e una quantità indescrivibile di risate.
Poi la vita cambia, la vita ci cambia, ci si perde un po’ di vista e, per mia colpa soprattutto, troppo preso a fare il pastore in una chiesa, per dieci lunghi anni non ci siamo più visti… fino a una sera di poco più di un mese fa…
In quella sera Marvin (l'amico che ci ospitava) aveva paragonato il rincontrarci, noi sei amici, come una "pantofola comoda"; qualcosa di usato, magari si vecchio, ma che quando te lo metti su, capisci quanto sia piacevole starci dentro.
Alessandra è così: è una "pantofola comoda", perché la conosci, e sai quanto sia piacevole starci assieme
Ed è per questo che, quando ho saputo, ho scritto per lei questa riflessione che oggi condivido con voi, modificando qualche parola, perché dall’epoca Alessandra ha compiuto il grande passo ed è entrata dove il tempo e gli eventi non hanno più valore.
Si intitola “Un filo di nebbia”
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"Ciao ... è stata una serata stupenda ... Adesso non facciamo che ci vogliono altri dieci anni per incontrarci!" "No, no, te lo prometto, Alessandra ... Recuperiamo!" "Ma perché mi da ancora baci! Già ci siamo salutati, Marco!" "Davvero? Ah, beh ... sto recuperando anche quelli che non ti ho dato durante questi dieci anni che non ci siamo visti!"
Ti ho lasciata così, quella sera di appena un mese fa ... Poi un messaggio vocale sul telefono di mia moglie, dall'amica che aveva ospitato il nostro rincontrarci: "Sta male ... ricoverata ... Pregate ..."
Le ore portano una sentenza: emorragia cerebrale massiva ... E sei stata lì, per lunghi giorni ... lottando… come in tutta la tua vita hai fatto ... Lottando per avere un figlio, e poi un’adozione, e poi un’altra. Per una famiglia, per una chiesa dove crescere e far crescere i figli, per un futuro tuo e di chi ami…
E ora, che la lotta si è dissolta, che tu stai “di là”, che tutto è compiuto per noi, ma che tutto è iniziato per te, mi scopro nudo, mancante, finito, insufficiente, inadatto ... e qualsiasi altro attributo possa esprimere la mia follia di non averti vista per troppo tempo, di non aver costruito assieme momenti, ricordi, foto, risate, cene … Pensando di "aver tempo". Pensando che "ci sono altre priorità". Pensando "lo faccio domani".
E mentre prego per chi lasci di qua, mi sovviene ciò che, invece di insegnare da un pulpito, avrei dovuto vivere, applicare alla mia vita ... e alla tua ... alla nostra amicizia ...
"E ora ho una parola per voi che annunciate spavaldamente: "Oggi - al massimo domani - partiamo per la tal città per un anno. Avvieremo un'attività e faremo un sacco di soldi". Non sapete nulla del domani. Non siete altro che un filo di nebbia che cattura un breve raggio di sole prima di scomparire. Invece, prendete l'abitudine di dire: "Se il Maestro lo vuole e noi siamo ancora vivi, faremo questo o quello"."
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Arrivederci Ale, quando io e te potremo recuperare il tempo perso…. perché il tempo non avrà più significato… Ed io potrò di nuovo darti quell’abbraccio… e quel bacio in più, che ti farà sorridere ancora.
Il tuo Marcolino.