giovedì 15 dicembre 2016

"Ma il Natale, no!" | 15 Dicembre 2016 |

I ricordi dei miei primi natali da neo-credente, quando il Signore mi "riacchiappò" dopo un po' di peripezie nel mondo, e mi fece "atterrare" in una chiesa evangelica, furono alquanto scioccanti.

Io provenivo dal mondo cattolico, avevo fatto parte di Comunione e Liberazione, prima di atteggiarmi ad "ateo" per una decina di anni, e quindi non ero completamente "a digiuno" sulla Bibbia, ma fui ripreso da più di un membro della chiesa dove frequentavo perché chiesi il motivo del come mai in quella comunità non si festeggiasse il Natale.

Mi fu consegnato tutto un pacchetto di motivi per i quali non si deve in alcun modo festeggiare  il Natale in quanto cattolico,  una eresia, una idolatria, perfino un rito satanico.

Provai timidamente a far osservare che, nel resto del mondo, la quasi totalità delle denominazioni evangeliche e protestanti (non esclusivamente la chiesa cattolica), lo festeggiavano con gioia; la risposta fu: "Noi ci atteniamo alla Bibbia... non ci interessa ciò che fanno o non fanno gli altri!", liquidando cosi qualche svariato milione di credenti variamente sparsi nel mondo e affermando che avrebbero in pratica dovuto tutti rivedere le proprie basi teologiche.

Passarono gli anni, e quando fui ordinato per essere guida di una chiesa, volli personalmente studiare la questione, giungendo alla conclusione che  c'erano più prove e più motivi validi per festeggiarlo che per non festeggiarlo. Decisi quindi, assieme al gruppo di conduzione della chiesa, di ritornare a festeggiare il Natale il 25 dicembre.

Facendo questo non immaginavo minimamente che, ogni anno, avrei dovuto fare a qualcuno tra i membri un corso di "apologetica del Natale", quasi a dovermi "giustificare" perché la nostra comunità sia tra quelle (maggioritarie nel mondo, minoritarie in Italia) che lo festeggia.

E ormai so, dopo più di dieci anni alla guida, che a nulla valgono le mie osservazioni che, in fondo, la data del Natale è un aspetto quanto mai secondario e non discriminate nella galassia evangelica mondiale e che è inutile, infruttuoso e disperde energie che potrebbero essere applicate altrove cercare di farne teologia assoluta.

Purtroppo la mia esperienza personale è che, anche davanti alle evidenze storiche e scritturali, quasi tutti quelli che provengono da chiese dove il Natale era ritenuto sacrilego rimangono della loro opinione. Ho perso più membri per il Natale che per problemi legati alla dottrina.

Non vi dico poi cosa mi viene consegnato quando affermo di fare il presepe e l'albero!

E, anche qui, a nulla valgono le mie spiegazioni per coloro che mi intimano agitando il dito, che sta scritto "non ti farai immagine alcuna"... dimenticandosi che il versetto continua dicendo "non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai."

Perché, allora, festeggio il Natale? Davanti a chi mi "inchino" in questo tempo? Quale è l'oggetto della mia adorazione?

Non mi prostro davanti al presepe, e neppure dinanzi all'albero; questi sono semplicemente due "oggetti", due soprammobili, due decori al pari delle tende di colore azzurro che mia moglie mette su in primavera in sostituzione di quelle gialle che mette su in autunno, così, per abbellire l'ambiente e ricordarsi che è giunta una stagione differente.

L''oggetto" del mio inchinarmi a Natale è un Dio che viene sotto forma di uomo. Festeggio il Natale assieme a milioni di miei fratelli e sorelle sparsi nel mondo, alcuni dei quali rischiano la vita pur di festeggiare l'arrivo di Emmanuele, Dio con noi. Festeggio Natale perché obbedisco a quanto sta scritto nel Salmo 78:

"Quel che abbiamo udito e conosciuto, 
e che i nostri padri ci hanno raccontato,
non lo nasconderemo ai loro figli; 
diremo alla generazione futura le lodi del Signore,
la sua potenza e le meraviglie che egli ha operate."

Festeggio perché i miei figli sappiano che il mio cuore è ricolmo di gioia e di gratitudine per un Dio che si umilia a prendere le mie medesime forme pur di salvarmi, ed affinché loro facciano lo stesso con i loro figli, di generazione in generazione.

Festeggio perché non sono più sotto la legge, e non devo festeggiare Capanne, o gli Azzimi, o la Purificazione, ma sotto la grazia che ha lavato via la necessità di quelle feste istituite da Dio, poiché Dio un giorno (che non è il 25 dicembre) ha mandato colui che le ha lavate via.

Ognuno sia padrone di festeggiare quando vuole, se credente, questo evento, ma ognuno lasci liberi altri milioni di credenti nel mondo di festeggiarlo tutti assieme per dimostrare a quel mondo in maniera visibile che Gesù è realmente venuto e che il suo corpo (la chiesa) è unito, vivo, pulsante, credente.

Marco

PS: per coloro che fossero curiosi potrete scaricare QUI il PDF contenente lo studio che feci oltre dieci anni fa e che nel 2012 ho messo su file


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